“La fine è ignota” di Bruno Morchio (Rizzoli)

Pur sguazzando in una storia dalle tinte oscure,  Mariolino Migliaccio non rappresenta certo il modello di un classico investigatore hard – boiled alla Phip Marlowe e per colpa delle sue risicatissime finanze non avrà certo modo di avvalersi  per il suo primo incarico “serio”, delle sofisticate tecnologie in uso agli attuali moderni inquirenti.  Farà come può. In pratica con a disposizione sul campo, come uniche attrezzature atte a indagare  di  una vecchio e scalcinato Nokia supportato da un abbonamento a internet. Per tutto il resto non gli resta che darsi da fare come un forsennato, correndo qua e là  e  facendo accelerare fino a mille  all’ora le robotiche rotelle che paiano girargli in testa.  Ovverosia nessuno mai potrà privarlo  del suo infallibile fiuto e dalla sua acquisita ed eccezionale abilità di arrangiarsi  sempre, comunque e ovunque.  Lui è di casa, fa parte della fauna stanziale, conosce ogni più remoto angolo dei carruggi della vecchia  Genova e sa rovistare nei posti giusti per andarne a scoprire le ingiurie e falsità.
Quindi non è certo per caso che Luigi il Vecchio, vecchio e temuto  boss che gestisce in città  tutto il traffico clandestino di prostitute giunte  dall’est  e soprattutto uno specialissimo centro benessere, lo abbia arruolato, foraggiandolo persino con un bell’anticipo,  per ritrovare  Liveta, una delle “sue praticanti”  massaggiatrici dileguatasi  nel nulla con pare l’aiuto di un danaroso cliente.  Ma a   Mariolino, che non è stupido , la faccenda appare subito poco chiara, anzi detto in parole semplici gli puzza di bruciato. E ben presto scoprirà di non essere stato pagato per ritrovare Liveta ma e soprattutto  per sbrogliare un pasticcio che potrebbe  coinvolgere molto pericolosamente tutta la banda di Luigi. Ma i soldi gli fanno gola, il sostanzioso  guadagno promesso, in caso di successo, potrebbe offrirgli una migliore chance di un futuro, aprirgli altri orizzonti. Non gli resta che giostrare con consumata abilità le poche carte della quali dispone  e a costo di rimetterci tutto, giocare d’azzardo, scoprendo pian piano i suoi pochi atout. Riuscirà a farseli bastare?
Bruno Morchio  con Marilino Migliaccio ci introduce in quelle parte di una Genova multietnica, facendoci scoprire il suo nuovo personaggio. Un nuovo intrigante protagonista che a conti fatti potrebbe avere tutte le carte in regola per sostituire Bacci Pagano nei cuori dei lettori di Morchio. 
Lui Mariolino Migliaccio, cuore grande, prodigo e mente fina, bistrattato in amore, ma un diavolo nel doppiogiochismo che gli consente con disinvoltura di far girare le cose a suo modo.  Donchisciottesco quando gli fa comodo , con l’animo generoso del cavaliere errante e  il cuore sempre aperto alla speranza. Anche all’immaginazione forse e alla magia del possibile?  
Un protagonista con il quale già ci sentiamo  in sintonia, pronti  a  entrare più in confidenza, ponendoci  mille domande ancora su tanti perché della sua vita e delle sue scelte fatte finora ma, e per fortuna, già in questo primo romanzo intravediamo  gli ami lasciati ad arte dall’autore che ci permetteranno di approfondire la sua conoscenza in seguito.

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