#grandangolo di Marco Valenti
Nata a Kobe, Giappone, da genitori diplomatici, Ameliè Nothomb oggi vive tra Bruxelles e Parigi. Di lei è stato detto molto, forse troppo, e spesso in modo superficiale, rincorrendo più il personaggio che non la scrittrice. Al netto di questo, non possiamo però non riconoscere l’importanza della sua figura all’interno della letteratura contemporanea. Con questo suo trentesimo romanzo però la Nothomb cambia le carte in tavola, addentrandosi nei meandri della vita di famiglia, aprendoci lo scrigno dei (suoi) ricordi, permettendoci di fare la conoscenza del padre, recentemente scomparso durante i primi mesi della pandemia, in seguito ad un ictus.
Il romanzo, pubblicato anche questa volta dalla Voland, è, come detto, incentrato sulla figura del padre Patrick, ultimo discendente di una delle più importanti e influenti famiglie dell’aristocrazia belga. Uomo tutt’altro che ordinario, Patrick Nothomb è raccontato nell’arco temporale che va dall’infanzia al matrimonio, passando per il suo primo incarico come diplomatico. “Primo Sangue” tratta avvenimenti antecedenti alla nascita di Ameliè, dinamiche di cui è venuta a sapere solo a posteriori, e che ha deciso di rendere pubbliche, romanzandole, in modo da poter tributare al padre scomparso la giusta importanza non solo come genitore, ma anche come figura di riferimento.
L’incipit ce lo mostra in Congo, alle prese con un plotone di esecuzione, nel 1964, momento che lo mette con le spalle al muro, permettendogli di fare chiarezza sulla propria esistenza, ripercorrendo, ricontestualizzando e ridefinendo ogni istante della sua vita, per chiarirsi ogni dubbio.
“Mi portano davanti al plotone di esecuzione. Il tempo si dilata, ogni secondo dura un secolo più del precedente. Ho ventotto anni. Di fronte a me, la morte ha la faccia di dodici fucilieri. La consuetudine vuole che una delle armi sia caricata salve. così che ognuno possa ritenersi innocente dell’omicidio che sta per essere perpetrato. dubito che oggi quella tradizione sia stata rispettata. Nessuno di questi uomini sembra aver bisogno di una possibilità di innocenza.”
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