Recensione di Patrizia Debicke
Dopo averle fatto bruciare i migliori anni della vita nel natio palazzo avito a Lecce, nel Salento, coinvolta senza colpa nell’angosciante lutto familiare per la morte in fasce del fratellino Lucantonio, solo la scomparsa del padre, uomo schivo e dolcissimo, malmaritato con una donna di nobilissimi lombi ma egoista, viziata e isterica, aveva finalmente rotto le uniche vere catene affettive che avevano imprigionata Nicoletta Poggiardo, detta Nikla. Solo dopo la scomparsa del ragionier Poggiardo , infatti, Nickla, trentasettenne, aveva potuto trasferirsi a Roma, istallarsi e lanciarsi in ignote esperienze e scoprire orizzonti per lei inimmaginabili, quali il sesso e una sfrenata, incredibile libertà.
Ma ormai, a quasi cinquant’anni, Nikla, calendario alla mano, si troverà costretta a dover fare i conti con quella che giudica la sua semi fallimentare esistenza fino a quel momento.
Se nel suo lavoro si è sempre mossa e si muove bene, con professionalità e disinvoltura , ottenendo un meritato successo, per tutto il resto invece non ci siamo proprio. Infatti, a parte la sua eccezionale competenza nel settore dell’immobiliare, Nikla Poggiardo è un donna insofferente con i bambini, ovverosia non li sopporta, dalla morte del padre non frequenta più sua madre e non ha mai avuto dei veri amici, a parte una vecchia coetanea e compagna di scuola che fa l’avvocato a Roma.
Unici suoi protettori e angeli custodi, in passato come nell’oggi, i vecchi e nuovi domestici con la loro pietosa affezione e solido paesano buonsenso.
(la recensione prosegue a p.2)