RUBRICATE: “Celestiale” di Francesca Bonafini (Sinnos Editrice)

Recensione di Caterina Falconi

La dodicenne Maddalena ha un senso infallibile per l’amore. Per l’amore ha orecchio e talento.

Lo sa.

Non è cosa astrusa l’amore, per lei, protagonista dell’incantevole romanzo “Celestiale”, di Francesca Bonafini (nella foto, sotto), così come non lo è per l’autrice, che ne narra in tutte opere, ritmando la prosa come in una struggente ecolalia. Come in una delle canzoni portoghesi di cui Maddalena è innamorata.

L’amore, per questa dodicenne, è un’attitudine facile, declinata in tutte le voci. Dall’amore filiale a quello sororale, dall’amicale al più celestiale degli affetti, che è l’amore sentimentale. Celestiale perché capace, appunto, di mandare in orbita.

E Maddalena va in orbita al pensiero di Fabrizio Fiorini, studente al liceo artistico, di due anni più grande di lei. L’amore l’ha sopraffatta all’improvviso, una mattina che ha visto il ragazzo seduto su un muretto. L’ha pervasa, quell’amore, in una sorta di agnizione, riempiendole gli occhi di meraviglia e tingendo di bellezza tutto quello che in qualche modo, più o meno tangibilmente, ha a che fare con Fabrizio.

Fiorini è ricettivo all’amore. Ma non riesce a dirlo. Non lo sa dichiarare. Non districa e né governa le parole collegate all’innamoramento. Per questo le parole indefinite, confuse, esitanti, provocano in lui, che è un pittore in erba capace di esprimersi principalmente attraverso i colori, un senso di inadeguatezza. Un’incapacità a cui reagisce riparando in una momentanea fuga, abdicando al fidanzamento con Maddalena.

Risultati immagini per Francesca BonafiniIvano, fratello di Maddalena, con le parole ha avuto un rapporto foriero di delusione. Iniziato, in un certo senso, a quelle della letteratura da un amatissimo professore, s’è sentito tradito quando il docente è stato trasferito. La fascinazione per quelle pagine, di cui non ha fatto in tempo a innamorarsi, prematuramente soffocata da un insopportabile senso di abbandono e tradimento, ha prodotto in lui, come contraccolpo, una tendenza all’evitamento autodistruttiva e inespugnabile.

Tre protagonisti, tre tipologie rappresentative degli assetti emotivi dei giovani rispetto all’affettività e all’educazione sentimentale. Giacché, se per l’amore occorre un talento innato, bisogna poi educare il sentimento con le letterature ed esprimerlo con le parole. Comunicarlo.

A detta del rimpianto professore di Ivano, gli esseri umani sono infatti animali linguistici. E i linguaggi, che si strutturino e articolino in forma letteraria, o divampino coloristicamente sotto forma di dipinti, o puntino alle emozioni come la musica, veicolano il sentire.

Tuttavia, le parole restano gli strumenti privilegiati per l’identificazione e la costruzione di un senso.

Un senso disanimato e insufficiente, se disertato dal sentimento. Mentre la lingua pervasa dall’amore riesce a edificare ponti tra sé e il mondo senza precipitare nell’orrido della delusione, del terrore della finitezza, dell’incertezza per il futuro.

Questi i temi sottesi a “Celestiale”, romanzo fresco e limpido come un sorso di cielo. Dedicato ai ragazzi, ma prezioso a qualsiasi età.

Un libro ammaliante ed etico, nel ribadire l’imprescindibilità di un percorso, verso la pienezza affettiva e sentimentale, che passa per la coraggiosa scelta di amare.

Poiché per amare occorre possedere coraggio.

Quel coraggio che pare mancare a Fabrizio e a Ivano, impastoiati, in modo diverso, dal timore del fallimento e della delusione.

Simile a un fado, a versi scanditi in metrica, a un pulsare di strumenti a percussione, la prosa di Francesca Bonafini, incalzante nei romanzi per adulti, sferzante nella produzione umoristica, diviene, in questo libro per ragazzi (laddove la preposizione per va intesa in tutte le accezioni) lieve, eterea, in altre parole celestiale. Eppure potente, nella sua accerchiante levità, capace di incastonare, al suo interno, come un cuore pulsante a cui l’autrice rende omaggio, i versi di Leopardi. Su quei versi la recensora ha pianto, spargendo le lacrime che anche i protagonisti versano in quantità.

Lacrime di frustrazione, di dolore indemoniato, di inaspettata speranza e gratitudine. Manifestazione della fragilità e delle imperfezioni, la cui accoglienza e ammissione sono necessarie per l’edificazione di una umanità consapevole e migliore.

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