ELISABETTA CAMETTI

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ATTIVITA’: manager e scrittrice

SEGNI PARTICOLARI: ha sempre in braccio Tremilla, la sua piccola chihuahua

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Le tue origini e la formazione

Sono nata in una piccola località ai piedi del Monte Rosa. Mi sono laureata in Economia e Commercio

Cosa rispondevi, da piccola, quando ti chiedevano che lavoro volevi fare?

Il veterinario

E adesso cosa rispondi?

Il neurochirurgo

“K – Nel mare del tempo” (Giunti, 2014) è il sequel del tuo precedente libro, il bestseller “K – I guardiani della storia”. Un sottotitolo al libro.

Una manager e un’eretica, due donne scelte dal destino per sconfiggere il tempo.

Uno dei leitmotiv del tuo romanzo è la concatenazione tra passato e futuro, che si possono lambire attraverso il presente. In che modo “i segreti del futuro sono racchiusi nel passato?” E che rapporto hai tu con la storia?

Sono un’appassionata di civiltà del passato e di misteri della storia. Le costruzioni erette oltre 10.000 anni fa mi affascinano perché rispecchiano la posizione delle stelle di quel periodo. Significa che gli antichi conoscevano l’astronomia. Ciò mi spinge a credere che molte risposte sulle nostre origini e sul nostro futuro si trovino proprio nel passato e nei messaggi che gli antenati hanno voluto lasciarci attraverso monumenti indistruttibili, capaci di superare la forza devastatrice del tempo.

Nel precedente romanzo, Katherine Sinclaire ha rischiato molto, ma è uscita illesa da una storia pericolosa che l’ha vista al centro di un intrigo archeologico. Stavolta la trama è mozzafiato, a partire dall’inizio: durante la presentazione del suo primo romanzo, quindi in un momento molto delicato, un uomo le lancia un anello antico, poi si spara di fronte a lei. 

Sì, tormentata da una catena di omicidi e da cinque libri enigmatici, Katherine sarà di nuovo risucchiata in una caccia al tesoro sanguinaria che la metterà sulle tracce di Angelica, una donna misteriosa vissuta nel Medioevo. Seguendo i dipinti che la ritraggono, Katherine finirà nei cunicoli battuti dagli eretici in fuga e scoprirà l’esistenza di un tempio sotterraneo creato da uno stratega per proteggere un manufatto antico, testimonianza di uno dei più straordinari segreti della storia.

Come hai costruito la protagonista, a partire dal nome? 

I miei personaggi sono l’essenza della storia. Ne approfondisco gusti, abitudini, manie… ogni sfumatura da cui può scaturire un atteggiamento. E dedico ore alla ricerca del nome giusto. Il nome identifica il soggetto e, attraverso il suono, la lunghezza, le lettere da cui è composto e le assonanze che crea, suscita sensazioni. Alcune volte mi faccio ispirare da lingue e culture diverse, altre dalla mitologia. Spesso mi lascio guidare dall’immaginazione.

Katherine è una donna intensa, vera. Una donna che vive di momenti: non guarda mai al passato, non carica il futuro di troppe attese e cerca di dare un senso al presente. L’ho creata per essere un personaggio seriale e volevo un nome memorabile, che lasciasse il segno. Ho pensato subito a Katherine con la K, perché è una lettera spigolosa con un suono forte. È una lettera rara.

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In questo romanzo si sottintende anche l’azione del destino. Tu ci credi? Secondo te cos’è il destino e fino a che punto ha potere, rispetto alle nostre scelte?

Sì, credo nel destino. Penso che nessuno scelga la vita che ha. Tutti la seguiamo, nutrendoci dell’illusione di riuscire a governarla. Ma alla fine arriviamo al punto che qualcun altro ha scritto per noi.

Una dottoressa da cui si reca per problemi di insonnia, regala a Katherine una frase molto saggia: “Spesso siamo noi a tramutare le cose in problemi, solo perché non le conosciamo o sono diverse da ciò a cui siamo abituati”. Il suo essere guerriera passa anche per il dominio e l’accettazione del suo corpo, con tutti i limiti che esso comporta?

Katherine è una donna consapevole. Ha lasciato che la vita le insegnasse e ha capito che conoscere i propri limiti aiuta a non averne paura, perché solo affrontandoli si può avere una chance di superarli.

La mia impressione è che tu metta molta cura non solo nell’ideazione della storia – ben congegnata e padroneggiata – ma anche nella tenuta di una scrittura limpida e bella. Quanto importante è per te lo stile?

Lo stile è parte integrante e fondamentale di un testo. È il vestito con cui lo si presenta. Se non è quello giusto, si rischia che i contenuti non vengano apprezzati. Coco Chanel diceva che se indossi un abito brutto, tutti noteranno l’abito. Se l’abito è perfetto, tutti noteranno la donna. Penso che valga anche per un libro.

E ora parliamo di te. Due tuoi pregi e due difetti

Passionale. Instancabile.

Esigente. Perfezionista.

Come trovi il mondo editoriale italiano, dal quale tra l’altro provieni, anche professionalmente parlando?

L’editoria è un settore molto particolare, in Italia e all’estero. Le case editrici si stanno confrontando con un periodo complesso e tendono ad adottare strategie conservative. Questo un po’ mi spaventa, perché si rischia di innalzare barriere che impediscono di vedere l’orizzonte.

Com’è lo spazio elargito alle donne?

Sono passati quasi due secoli da quando le sorelle Brontë hanno scelto pseudonimi maschili per pubblicare i loro libri. Tecnologia e telecomunicazioni continuano a superare frontiere inimmaginabili ma non sono ancora riuscite ad abbattere i muri di preconcetti e stereotipi. Per una donna è più complicato essere apprezzata dal pubblico maschile come scrittrice di romanzi “con le palle”, tra cui i thriller. La strada è in salita ma la sfida è uno stimolo e il cambiamento si fa un passo alla volta.

Cosa non sopporti in generale?

Tutte le manifestazioni dell’ignoranza: invidia, falsità, egoismo, cattiveria.

Cosa invece ti piace molto?

Sognare

Raccontaci l’ultimo dubbio

Riuscirò a essere meno impaziente?

L’ultima certezza

Il sole sorge ogni giorno

L’ultimo divieto

Non mangiare troppo cioccolato

L’ultimo sogno ad occhi aperti

Correre su una spiaggia lunghissima con Tremilla

Progetti?

La pubblicazione di una nuova serie di thriller, con una nuova protagonista, sempre con una K nel nome.

E la trasposizione cinematografica di K I guardiani della storia e K Nel mare del tempo.

 In bocca al lupo, allora! Salutaci con una citazione da “Nel mare del tempo”

“Vedeva la sua vita appesa a un filo invisibile per il quale era difficile scorgere il confine tra fragilità e inconsistenza.”

 

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2 risposte a ELISABETTA CAMETTI

  1. Patrizia Debicke ha detto:

    super marilù

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