PAOLA SIRONI

ATTIVITA’:  Mi dibatto freneticamente tra le attività di madre, quadro in un’azienda di credito, casalinga, scrittrice. Nei ritagli mi dedico alla lettura, coltivo le mie passioni per cinema, teatro e musica, seguo l’attualità politica ed economica, frequento gli amici e organizzo attività culturali in collaborazione con un circolo cooperativo del mio paese.

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SironiQuando da piccola ti chiedevano che lavoro avresti fatto, cosa rispondevi?

Giornalista.

E quando te lo chiedono ora?

Il mestiere di esistere, districandomi tra sogni e quello che la vita avrà da riservarmi.  

La serie dei Malesani è partita tre anni fa e ha all’attivo tre romanzi: “Bevo grappa” (Todaro, 2010), “Nevica ancora” (Todaro, 2011) e “Il primo a uccidere” (Todaro, 2013). Ho trovato molto originale il fatto che, nei tuoi noir,  a muovere la detection sia una combriccola di quattro fratelli, ciascuno dotato di una sua forte caratterizzazione. Dal punto di vista tecnico l’ambiente-famiglia presenta dei vantaggi (back-ground cui attingere, universalità di alcune dinamiche, etc) ma anche delle difficoltà. Tra queste, il rischio di atmosfere claustrofobiche che tu hai saggiamente evitato facendo muovere anche altri personaggi e anche in esterne. Ci fai un veloce profilo dei quattro Malesani?

Partiamo dai due fratelli maggiori, Fabio e Massimo.

Fabio è riservato, rigido, autoritario, rudimentale, lavoratore. Ha da lungo tempo una relazione travagliata con Milena, una donna separata e ipocritamente formale.

Massimo, invece, è estroverso, affascinante, narcisista, calcolatore. Ha un’agenzia investigativa di copertura dove finge di fare il detective specializzato in casi di tradimenti coniugali, per dedicarsi in realtà all’adescamento di ricche signore tradite, che si occupino del suo mantenimento. Ogni tanto s’imbatte in un’indagine vera e ne rimane a suo modo affascinato, coinvolgendo la sorella Flaminia nella risoluzione del caso, ma sempre confidandole solo ciò che gli torna comodo. Nel frattempo, passa impunemente e con facilità da una donna all’altra, mosso da puro opportunismo e senza far distinzioni di età o aspetto fisico.

In mezzo c’è Flaminia, voce narrante dei romanzi e unica presenza femminile in casa Malesani. È la più razionale e pragmatica dei quattro fratelli, nonché amministratrice dell’andamento domestico. Si è costruita i suoi punti fermi grazie a un posto di lavoro in banca e un regolare fidanzamento dai tempi del liceo, ma alimenta una costante capacità critica nell’analizzare e approfondire tutto quello che la circonda. Ha una personalità complessa, alternata tra tenacia, fragilità, autonomia di pensiero, razionale spirito di sopravvivenza, ironia e slanci emotivi. Vive un perenne conflitto intellettuale con il fratello Massimo.

Ultimo Valerio, il più piccolo dei quattro fratelli. Frivolo, maldestro, irresponsabile, vive alla giornata, senza scopi e ambizioni. Privo di qualunque stimolo progettuale, non è ancora uscito dalla fase adolescenziale, nonostante abbia superato abbondantemente la sir2maggiore età.

Come hai costruito la figura di Flaminia Malesani, la tua protagonista femminile, donna emancipata, sensibile alla cultura, che abita coi tre fratelli in una casa popolare?

Flaminia è una miscellanea di donne che ho avuto la fortuna d’incrociare nella mia vita: ci tenevo a  raccontare il loro quotidiano spirito combattivo, la vivacità intellettuale, la perpetua lotta interiore tra aspirazioni e compromessi, il ruolo sociale tanto essenziale quanto sottovalutato, nel lungo percorso verso quella parità dei sessi che non è ancora arrivata al traguardo. E’ una ragazza giovane, perché m’interessava descrivere una generazione disincantata e soffocata nelle sue potenzialità. L’ho inserita nel contesto di un paese brianzolo meno stereotipato, come quello delle case popolari, perché amo i contrasti e detesto i luoghi comuni. Ho scelto un ambiente a prevalenza maschile per riprodurre un microcosmo rappresentativo di alcuni ambiti della società, in cui le quote rosa scarseggiano, come lo sono per esempio tutti i settori decisionali.

Suo fratello Massimo è il classico adescatore egocentrico, fascinoso e calcolatore che nessuna donna augurerebbe nemmeno alla peggiore nemica. Cosa rappresenta, oltre al narcisismo?

Sicuramente rappresenta il tipico soggetto affetto da sindrome del maschio alfa, facilitato nel suo narcisismo da un fascino naturale, una discreta intelligenza e una disinvolta capacità di seduzione e manipolazione del suo prossimo. Tuttavia contrappone a una spiccata indole edonista e prevaricante, un velato senso della giustizia umana e sociale, che lo concilia con la sua funzione di detective senza rappresentare un modello eroico. Come tutti i miei personaggi, è prima di tutto uno scorcio di umanità, mai idealizzata e filtrata dall’ironia con cui ce la racconta Flaminia.

Le ambientazioni scelte rimarcano il territorio in cui vivi, disteso tra Milano e la Brianza. È importante raccontare ciò che si conosce?

Sì, non tanto per l’aspetto paesaggistico, che m’interessa meno e che, tutto sommato, come ha dimostrato Salgari, nella narrazione non è così vincolato all’esperienza vissuta, ma perché risulta fondamentale per mantenere coerenza tra le storie immaginate e l’ambito sociale di riferimento. Le dinamiche comportamentali di tutti i personaggi non possono prescindere dall’atmosfera collettiva e dalla sua influenza per uniformazione o per conflitto. Inoltre, raccontare un delitto inserito in una realtà conosciuta, è uno dei modi migliori per sviscerarla e stimolare spunti di riflessione.

L’ambiente degli scrittori: una cosa che ti piace

La conoscenza diretta che offre la possibilità di confronto, scambio di esperienze e alimenta la curiosità reciproca.

E una cosa che non sopporti

Quando m’imbatto in quel tipo di svilimento, che allontana la figura dello scrittore dall’idea di letteratura, per assimilarlo solo ad artefice e promotore di un prodotto commerciale.

Due tuoi difetti e due pregi

I difetti è facile: sono stonata e testarda. E, come da domanda, mi fermo ai primi due. Più difficile per i pregi, perché sono sempre labili i confini con il difetto: sono meticolosa, a volte fino a diventare troppo pignola e sono piuttosto indulgente con il mio prossimo, abbastanza da essere scambiata per ingenua.

L’ultima volta che hai pensato: “Questa cosa sì che la voglio fare”

L’anno scorso, quando mia figlia mi ha chiesto se la portavo a Londra per le vacanze di Pasqua.

L’ultima volta che hai pensato: “Mai più, neanche morta”

L’ultima volta che ho imbiancato io la casa.

L’ultima volta che hai mentito. Ce la racconti, la bugia?

“Ah, c’era un cartello di divieto di transito? Davvero? Non l’ho proprio visto.”

L’ultima volta che ti hanno ingannata

Non potendo evitare quella parte di mondo che fa dell’ambiguità uno stile di vita, probabilmente non più di qualche ora fa.

L’ultimo sogno

Scrivere una sceneggiatura cinematografica.

L’ultima incazzatura

Durante una riunione aziendale, in cui adulti decorati giocavano allo scarico delle responsabilità.

L’ultimo sorriso

Quello che ho in questo momento.

Progetti?

Sto lavorando al quarto romanzo dedicato alla famiglia Malesani. Ho scelto di far ruotare il delitto intorno a un reato finanziario, selezionato tra quelli che hanno avuto una presenza significativa nelle cronache giudiziarie dell’ultimo decennio, seppure con scarsa rilevanza mediatica. Questa volta tocca al più giovane dei fratelli Malesani un ruolo determinante nella risoluzione del caso e trovo molto intrigante costruire una trama che accosti Valerio a un crimine finanziario. Nel frattempo, lascio che l’immaginazione coccoli un nuovo personaggio, forse protagonista di storie future.

Salutaci con un sorso di grappa, dal tuo “Bevo grappa” (Todaro, 2010)

Vi ringrazio dell’ospitalità, invitandovi a degustare un grappino con la tecnica di approccio di Flaminia: “Lascio cadere una goccia di grappa sulla lingua e attendo che l’aroma si spanda lentamente per la bocca, insieme alla sensazione di un lieve bruciore.”

E adesso salutaci come ci saluterebbe Massimo Malesani

Un saluto personale a tutte le lettrici da Max Malesani.

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