“Ufo 78” di Wu Ming (Einaudi)

Il romanzo di apre con la scomparsa di due giovani scout sulle pendici del monte Quarzerone, massiccio a tre cime incastonato in quella terra misteriosa e ricca di leggende che collochiamo tra le Apuane e l’appennino Tosco Emiliano. Siamo in Lunigiana, dove la magia delle statue stele aleggia senza trovare spiegazione. È qui che si svolgerà la maggior parte degli eventi, pur senza disdegnare divagazioni geografiche, come quelle legate al congresso ufologico che avrebbe dovuto svolgersi nella capitale, nel Marzo del ’78, e che non vedrà mai la luce, oscurato dalla strage di Via Fani culminata con il rapimento del presidente della DC Aldo Moro. Il tutto circondato da quell’alone di paranormale che vedrà il suo culmine nel grottesco tentativo di reperire informazioni sul covo dove si pensava potesse essere trattenuto Moro con la tristemente famosa seduta spiritica cui parteciparono alcuni tra i maggiori esponenti democristiani del tempo.

Tutto si svolge in un momento storico inedito e irripetibile in cui tutto sembra possibile, proprio in virtù dell’impensabile convergenza “astrale” tra il PCI e la DC, non ultimo appunto l’arrivo degli extraterrestri. Sarà infatti un anno, quel ’78 che dà il titolo al romanzo, in cui si moltiplicheranno gli avvistamenti alieni nei cieli italiani, con una diffusione capillare che raggiunge ogni angolo del paese.

Il quadro di insieme, in cui si muovono i protagonisti, è decisamente ampio. Siamo, come detto, negli anni settanta, la lotta armata è ormai una prassi tristemente consolidata, i movimenti giovanili inseguono il mito delle controculture, ma finiscono per cadere nel facile tranello della droga. La società registra un forte mutamento, soprattutto a livello di diritti civili, delle minoranze, del ruolo e dell’autonomia della donna, senza contare la battaglia per la chiusura dei manicomi. In un anno che verrà ricordato anche per aver visto proclamare ben tre papi e per la fondamentale conquista della legge che regolamenta l’aborto, veniamo trascinati nelle vicende che ufologi improvvisati e sgangherati, scrittori di fantascienza alle prese con la voglia di dare una svolta alla propria vita professionale, giovani emarginati trascinati nel tunnel dell’eroina facile e a buon mercato, frikkettoni che gestiscono negozi di dischi, neofascisti nascosti sull’appennino, mettono in piedi cercando di dare un senso alle proprie esistenze. Un corollario variopinto che ci consegna un romanzo assolutamente psichedelico, e quindi perfettamente in linea con gli eventi psicotropi dell’epoca.

A suo modo “Ufo 78” è anche un romanzo che guarda alla leggenda popolare, in un territorio, quello della Lunigiana, in cui le credenze popolari tramandate oralmente finiscono per diventare legge. Se è vero che gli anni settanta furono l’ultimo spiraglio di cambiamento, è altrettanto vero che oggi nonostante la convergenza di diverse dinamiche sovrapponibili a quel momento, non si assiste a nulla che possa anche minimamente andare a risvegliare quella voglia di evadere che ha caratterizzato il decennio più “caldo” del secondo dopoguerra. È tutto raccontato qui, nelle pagine di “Ufo 78”. Le rivendicazioni sociali dell’aborto, il femminismo, le conquiste relative alla salute mentale, le esperienze collettive delle comuni e la lotta alla repressione statale. Tutto quello che oggi diamo per scontato nasce in quel contesto in cui Wu Ming hanno scelto di ambientare il loro romanzo. Non scordiamocelo.

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