“Ahi, serva Italia!” di Rita Monaldi e Francesco Sorti (Solferino)                                       

Sul comodino della Rambaldi

Rita Monaldi e Francesco Sorti sono autori di undici best-sellers internazionali tradotti in 26 lingue e 60 Paesi che hanno venduto oltre due milioni di copie. Con il noir Malaparte – Morte come me sono stati selezionati nella dozzina del premio Strega 2017. Nel 2020 hanno pubblicato il primo romanzo della trilogia Dante di Shakespeare.

“Se le maledizioni uccidessero come fa il gemito della mandragola inventerei parole tanto amare, crude, violente, orribili a udirsi, scagliate forte a denti stretti, accompagnate da tanti segni d’odio mortale, quanti sono quelli che mostra il volto livido d’Invidia al fondo dell’immonda sua caverna. Nel pronunciare le parole mi tremerebbe d’enfasi la lingua fatta di corteccia, questi nodi di legno che sono i miei occhi sfavillerebbero come la silice sfregata, irta sul capo mi si drizzerebbe la chioma di foglie secche; ogni giuntura di questo corpo d’albero sarebbe tutta intrisa dalle insegne della mia maledizione e del mio vituperio”.

Da anni Rita Monaldi e Francesco Sorti fanno coppia nella scrittura e nella vita e sono  tra gli  autori italiani più conosciuti all’estero.  Ahi, serva, Italia! è la seconda parte della trilogia  da loro ideata per commemorare i 700 anni dalla morte di Dante.  Una pièce teatrale di Shakespeare falsificata nata dopo la rinuncia di scrivere l’ennesimo romanzo-dedica che hanno già fatto in troppi.

Una  finzione narrativa per raccontare Dante visto da Shakespeare  rigorosamente costruita  sulla bibliografia del poeta e sul suo periodo, per far sapere quanto Shakespeare ben conoscesse la Divina Commedia e sottolineare i tanti punti in comune con la sua arte. Da qui l’idea del  finto manoscritto ritrovato dopo  la morte del Bardo battuto all’asta al Dorotheum di Vienna.

Una pièce  divisa in tre parti. Dove la prima è dedicata a infanzia e amori di Dante, la seconda alla politica e la terza all’esilio.

Ahi, serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchier in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!

(la recensione prosegue a p.2)

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