“A colpi di lapis” di Antonino Favara

lapis1Il libro di Antonino Favara (nella foto, sotto), A colpi di lapis (edizioni Manna), è – come dice l’autore stesso – un romanzo con percorsi di scrittura creativa ed espressiva. Il protagonista è un ragazzino che frequenta la scuola media inferiore. Le vicende, di sapore autobiografico, sono dall‘autore presentate attraverso il filtro della memoria che le recupera negli aspetti essenziali, quelli che il protagonista vuole comunicare a se stesso e agli altri, i suoi lettori. Infatti troviamo da una parte il desiderio di non disperdere i ricordi, e dall’altra il desiderio di intrecciarli in un percorso che si chiude con gli esami di terza media. Il percorso si chiude, ma non si conclude: è solo la prima fase di un cammino di formazione, destinato ad educare il protagonista ed i suoi compagni.

La storia, distesa sull’arco di tre anni, risulta continuativa, nel senso che, a condurre le fila della narrazione c’è la necessità del ragazzo di scoprirsi e di formarsi. L’alunno Robert Lapis, uno dei pochi in Italia ad avere il nome ed il cognome che non finiscono in vocale, è un ragazzo fondamentalmente buono, che guarda il mondo con gli occhi stupiti e fiduciosi che già erano appartenuti ad Enrico Bottini (protagonista del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis). Enrico Robert è pronto a ricevere insegnamenti, non pedissequi, ma formativi, basati su una sensibilità empatica, sul desiderio di non offendere gli altri e con gli altri se stesso: in questo modo non dovrà dispiacersi di non aver colto l’attimo che produce una crescita positiva. Tutto questo avviene non togliendo però nulla della fanciullezza e della naturalezza ai protagonisti, che restano sempre umani. Ecco il racconto delle disavventure rischiose in mare e nel bosco, ecco il dramma di Luigi, ragazzo moderno affascinato da Internet, di cui conosce molte delle potenzialità, ma di cui ignora le insidie nascoste.

lapis2Poi si affacciano le prime delusioni: la piccola Palmira, l’amica del cuore di elezione, (con cui ha condiviso la lettura contemporanea de Il piccolo principe, esperienza quasi miracolosamente constatata attraverso i finestrini di due treni che procedevano in direzioni opposte), se ne va da Torino e dalla scuola per seguire la famiglia. La città si fa più grigia senza di lei. La scuola finisce e si capisce che gli amici come Luigi non intraprenderanno lo stesso cammino. Resteranno amici, ma le esperienze che condivideranno non saranno più le stesse vissute nei tre anni delle Medie. Robert ha il cuore gonfio, ma come è tornato il professor Passaparola, che aveva lasciato la classe per un’esperienza lavorativa in Francia, così ritornerà l’amica Palmira, che, trasferitasi ancora a Torino con la famiglia, intraprenderà con lui il percorso liceale.

All’interno della narrazione si inseriscono anche problematiche e tematiche molto trattate, proposte ai giovani studenti. Nel libro questi temi si affacciano con naturalezza, lontana da ogni costrizione di tipo didattico. Il tema delle persecuzioni razziali viene portato avanti dal bisavolo che ha vissuto sulle sue spalle la realtà dei lager. Lo scontro con il bullismo è introdotto sempre facendo riferimenti a situazioni reali, non costruite a tavolino. Interessante anche il recupero di Ludovico, il mini- Franti, meno disperato e più raggiungibile dai moderni canoni educativi a cui ricorre Passaparola. Il tessuto narrativo è accompagnato dai disegni dello stesso autore, disegni che rivelano nei tratti un lavorio di introspezione e una forte carica emotiva. Tuttavia il segno a matita, con un alternarsi di chiari e di scuri è forse un po’ troppo serioso per ragazzi che, se si affacciano ormai prepotentemente alla vita, sono ancora troppo piccoli e avidi di colore. Un po’ di tinte vivaci ogni tanto non guasterebbe.

lapis3

Un discorso a parte meritano gli esercizi. Siamo di fronte ad un manuale i cui testi sono dovuti alla penna di un unico autore, che ci propone una sua scelta linguistica conseguente nelle sue sfaccettature, ma anche dei percorsi didattici e didascalici. Alla fine di ogni capitolo troviamo un percorso  di scrittura creativa ed uno di scrittura espressiva, anche se tutto sommato, gli esercizi proposti si possono svolgere oralmente.  Devo dire che le esercitazioni non sono mai monotone, ma propongono, spesso con toni allegri e qualche volta scanzonati, stimoli che non risultano certo peregrini o slegati dalla realtà dei ragazzi. Ogni racconto, che scaturisce da spunti chiaramente autobiografici o in qualche modo legati ad una realtà che il lettore conosce, invita l’alunno a ricercare nel suo vissuto soluzioni che per il loro contenuto di verità, saranno certo più interessanti di quelle a cui la realtà scolastica è abituata. Le esigenze strettamente scolastiche vengono poste in secondo piano per evidenziare tante ricerche individuali che mettono il ragazzo in una condizione di apprendimento non meramente autoreferenziale e destinato ad esaurirsi immediatamente, ma in grado di mantenersi vivo nel tempo, fornendo la possibilità di utilizzare quanto è stato appreso ed assimilato. I ricordi dell’autore sono destinati a trasformarsi in una lente che insegna ai giovani discepoli come guardare per vedere. I contenuti vengono comunicati in modo vivace, innovativo, creativo, modernamente originale, che rompe gli schemi di una presentazione dei saperi troppo scolastica e macchinosa.

Entrano nel libro le cose della nostra realtà: le difficoltà degli inseganti precari, le difficoltà di un mondo multietnico, ma in modo gentile, rispettando gli alunni, il loro mondo e la loro sensibilità. Ma ci entrano anche giochi scherzosi sui versi degli autori che la tradizione ci indica come “divini”. Si creano così situazioni a volte anche paradossali, ma sempre divertenti, atte ad insegnare a quei giovani discepoli per cui sono state ideate e composte.

In ogni pagina di questo libro si riscontra come l’autore abbia compiuto un lungo lavoro di riflessione sulla sua esperienza didattica e umana. 

Recensione di Eleonora Papp

Questa voce è stata pubblicata in recensioni e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a “A colpi di lapis” di Antonino Favara

  1. Patrizia Debicke ha detto:

    Grazie

Lascia un commento