“I selvatici” di Sarah Savioli (Feltrinelli)

La libreria di Gabriella

In questo variegato mondo di libri gialli, sicuramente degna di nota è la bravissima scrittrice Sarah Savioli che, con la protagonista dei suoi libri, Anna Melissari, è riuscita a catturare l’attenzione e l’interesse dei lettori in maniera molto originale. Nel suo ultimo libro, “I Selvatici”, edito da Feltrinelli, la Savioli ci ripropone le avventure della detective Anna Melissari la cui caratteristica è quella di comunicare con piante ed animali che inconsapevolmente diventano dei veri e propri collaboratori per la risoluzione dei casi che si presentano all’agenzia per cui lavora. Nello specifico, lei e il suo datore di lavoro e capo della Agenzia investigativa, Cantoni, si recano sulle montagne di Ferlico, paese degli Appennini per aiutare una coppia di coniugi, Cecilia e Tullio, che gestiscono da vent’anni un rifugio che dà ospitalità ed impiego a persone che fuggono da zone di guerra e che sono in attesa dei documenti.  Dal loro rifugio scompare un giovane siriano, Yasser, e Cecilia chiede aiuto alla agenzia di Cantoni perché si sente abbandonata dalla polizia. Anna, Cantoni e l’inseparabile cane Otto si troveranno di fronte ad un caso molto intricato e troveranno non poche difficoltà a relazionarsi con le persone del paese. Anna poi vivrà una esperienza molto forte in quanto il rifugio è immerso nella natura e ciò la metterà a dura prova. Sarà difficile per lei proseguire le indagini e riuscire a non farsi travolgere dalla natura circostante che per certi versi può prepotentemente indurre un vortice di emozioni moto intense alle persone più sensibili e predisposte.

Quando l’auto di Cantoni arriva davanti al mio cancello, la testa di Otto che emerge dal sedile posteriore mi fa sentire decisamente sollevata. La prospettiva del mio capo e me in auto per tre ore e mezza in silenzio o in battibecco polemico mi angosciava un bel po’. (…) “Annarè, ma com’è questa cosa? Se è un rifugio, dove sta il problema ad avere dei rifugiati?” mi domanda Otto che ci segue attento, muovendo il testone da uno all’altra.

Questo è un libro molto intenso e la Savioli riesce a far riflettere il lettore su tematiche anche abbastanza forti ed attuali come quella dei rifugiati, delle guerre, della solidarietà che non sempre è immediata e scontata come molti vogliono invece far credere. Durante la lettura, in maniera molto velata e senza troppi giri di parole ma anzi con molta sensibilità ed attenzione, vengono analizzati i rapporti umani non sempre facili tra esseri viventi che inevitabilmente hanno avuto esperienze di vita diverse. Viene più di una volta messo in luce il diverso approccio che le persone bisognose hanno nei confronti di chi tende loro una mano. “

Yasser è arrivato qui da noi quindici mesi fa. E’ partito dalla Siria quando era ancora un ragazzino, è passato da una lunga reclusione in due differenti centri di permanenza temporanea”, e a quel punto Cecilia prende un album che aveva posato poco prima sulla panca sulla quale sedeva e lo apre girandolo verso di noi. (…) “E’ stato da subito fiducioso nei nostri confronti, cosa che non capita di frequente. In pochissimo tempo ha imparato a svolgere le attività principali del rifugio e ne è diventato una colonna portante”, continua Cecilia.

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