“Katrina” di Sally Salminem (Arnoldo Mondadori editore, 1939)

Recensione di Eleonora Papp

Sally Salminen è stata candidata per tre volte al premio Nobel per la letteratura senza averlo mai vinto però concretamente. Nacque nel 1906 nelle isole Aaland, appartenenti alla Finlandia, ma con una certa autonomia amministrativa e di lingua svedese. Il padre, un marinaio emigrato dalla Finlandia e la madre svedese erano povera gente costretta a lavorare duramente per vivere. Pertanto, Sally dovette ben presto lasciare gli studi e guadagnarsi la vita facendo di volta in volta la serva, la cuoca e la commessa prima nelle isole e poi in Svezia. Nel 1936 Sally Salminen emigrò negli Stati Uniti dove nelle ore libere dal suo pesante lavoro di inserviente e di pelapatate si dedicava alle letture e ad uno studio intenso e metodico di autodidatta. Alla fine della giornata dopo tante fatiche la giovane Sally lasciava libera la fantasia ed andava estendendo con commossa partecipazione la storia di un umile donna, Katrina. Quando nel 1935 l’Accademia letteraria di Helsinki bandì un concorso per un romanzo inedito, Sally mandò il suo manoscritto che impressionò molto favorevolmente i giudici tanto che le assegnarono un premio di 50.000 marchi. Essi riconobbero in Katrina il simbolo naturale di tutte le tenaci e coraggiose donne della terra per le quali la vita è un’aspra lotta da combattere giorno per giorno con animo forte e sereno. Da allora Sally è diventata famosa e il suo libro è stato tradotto nelle principali lingue del mondo. A Katrina seguirono altri romanzi: Marianna, Sabbie mobili, La terra dell’infanzia, il principe Effflam ed altri quattro romanzi pubblicati in Italia dall’editore Mondadori riuniti in un grosso libro della collezione Omnibus sotto il titolo La saga di Lars Laurila. Dal 1946 la Salminen visse in Danimarca a Copenaghen sposata con il pittore danese Johannes Dührkop e nel 1976 morì.

Il romanzo Katrina, tradotto in italiano da Alessandra Scalero, è la storia di una giovane donna finlandese che sposa un marinaio delle isole Aaland ed è anche la storia dei suoi figli Einar, Erik, Gustav e Sanna, del suo sposo Johan e di tutto un popolo di marinai e contadini che lottano e vivono cercando la felicità in una società in cui ancora il contadino non ha preso coscienza dei suoi diritti e lavora una vita intera per un misero tugurio e per un boccone che plachi i morsi della fame. In questa realtà la felicità più immediata sembra il benessere economico. Katrina, infatti, sposa Johan e lo segue nella sua isola attratta dal miraggio di una bella casa e di una terra fertile in cui si possano coltivare anche i meli. Le mele rappresentano un frutto raro e prezioso in Finlandia dove soprattutto per il clima rigido si coltivano avena, orzo, patate e nella parte meridionale grano e frutta. Johan è un millantatore, ma Katrina è ormai entrata in quel cerchio magico che le impedisce di vedere chiaro nella realtà. Nel paese dove ora ella si ritrova ad abitare la proprietà è divisa fra pochi capitani arricchitisi con la navigazione, i marinai e contadini lavorano per loro e ricevono in compenso quanto basta appena per non morire di fame. Per ogni altra necessità si rivolgono ai padroni che provvedono secondo il loro cuore, secondo che ritengano legittime o no le richieste. Nessuna legge li protegge né ci sono previdenze per i vecchi e gli invalidi. Nel villaggio di Vesterby alcuni capitani arricchitisi con la navigazione la fanno da padrone, hanno belle case, navi e terreni.

(la recensione prosegue a p. 2)

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