Recensione di Patrizia Debicke
Un noir interpretato da adolescenti terribili, romanzo denuncia di una certa generazione. Un noir duro, incisivo, che racconta le vite dei cagliaritani nati non per loro colpa in quelle periferie dove pare quasi impossibile sognare di uscire ma anche quelle dei figli della cosiddetta Cagliari bene, di quelli che non sanno e non vogliono sapere perché pensano che per nascita, fortuna e criminale furbizia sia permesso loro tutto, convinti che il cash paterno possa rimuovere ogni ostacolo. Per scansare i pericoli basta pagare e invece…
Una giovanissima generazione sconnessa dalle quotidiane drammatiche realtà internazionali che vive inserita in un bozzolo fatto di omertà, droga, violenza acquisita, dimostrazione di bullismo, o sballo a ogni costo, con la impotente se non addirittura assente complicità protettiva dell’affaristica ricchezza familiare.
Una generazione a conti fatti bruciata o che forse vorrebbe ancora cambiare? Una specie di Gomorra in salsa cagliaritana? Un noir che scrive di tempi e situazioni spesso torbide o drammatiche al limite della rottura con un tragico sottofondo musicale rap spesso di sapore caraibico, che descrive fatti e azioni quasi con asettica imperturbabilità, sforzandosi di non esaltarli né di criminalizzarli.
I suoi protagonisti hanno tra i sedici e i diciassette anni, poco più che bambini.
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