“La famiglia è ancora qui” di Lisa Jewell, (Neri Pozza)

Samuel Owusu è l’ispettore della squadra investigativa che si ritrova con un sacchetto di ossa umane rinvenuto nel Tamigi. È il 2019 ed il caso potrebbe anche non essere riaperto perché risalente a più di vent’anni prima ma Samuel, soprattutto dopo che i colleghi anatomopatologi gli hanno detto che molto probabilmente la persona è stata vittima di un assassinio, in quanto morta per un colpo in testa, è pungolato a scoprire la verità.

Rachel è un’orefice che fatica a far partire la propria attività e a quarant’anni sta ancora sfruttando l’aiuto del padre. Fra i due, peraltro, c’è un rapporto bellissimo, di fiducia, rispetto e amicizia. È il 2016 e la vita di Rachel viene sconvolta dall’incontro con un homme fatal, Michael, dal quale si sente subito attrata in modo irresistibile. Tuttavia, per uno stratagemma narrativo molto originale, si scopre già nelle prime pagine che viene assassinato meno di due anni dopo. E si rimane ancor più sorpresi quando Rachel, ricevendo di prima mattina la telefonata con la notizia, rimane stranamente passiva: chiede vagamente se si sa chi è stato e, alla risposta negativa, riprende a dormire. Perché? Cosa può averla resa così insensibile alla sua morte?

Lucy ed Henry sono fratelli ed il loro rapporto costituisce uno degli elementi mistery della storia, perché aleggia su di loro una colpa antica condivisa. Henry è un adulto complicato, incapace di trovare la propria posizione nel mondo, non a livello professionale, ma a livello personale. Come se non si riconoscesse e avesse bisogno di imitare qualcuno che ammmira. Da quando è ragazzo, ha sentito di amare Phyn, che viveva con lui e gli altri nella casa maledetta, ma il suo amore era stato troppo soffocante, quasi aggressivo in certi casi, tanto da indurre Phyn a fuggire. Almeno così lui ha interpretato. Da quel momento ha cominciato a tingersi i capelli, fare interventi di chirurgia estetica per restare più giovane e soprattutto assomigliare al suo idolo. Quando scopre che è in Botswana dove gestisce un’agenzia di safari per turisti, Henry decide di raggiungerlo, ma Phin, in qualche modo messo sull’avviso, scompare di nuovo. Henry non molla, riesce a scoprire che si trova negli Stati Uniti, a Chicago, e parte senza dir niente a nessuno. E poichè non vuole essere né fermato, né seguito, né rimproverato, si rende irreperibile bloccando tutti i familiari. Il romanzo diventa una rocambolesca avventura su più fronti. I fili dei protagonisti si riuniscono tutti alla fine ed il loro riannodarsi scioglie gli intercci provocati da paure, dubbi e malintesi. Il tema dell’identità è altrettanto centrale di quello della colpa. Sapersi riconoscere per quello che si è, sentirsi di valere anche nelle proprie fragilità, anche se non si rispecchia quel modello che si ha eletto a principio regolatore della propria vita, è importante per stare bene con se stessi e con gli altri, in primis con i propri familiari che invece sanno vedere e apprezzare l’identità genuina

Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento