“Testa alta, e avanti” di Gaia Tortora (Mondadori)

#grandangolo di Marco Valenti

1768 giorni. Dall’arresto nel Giugno del 1983 alla sua scomparsa nel Maggio del 1988. Questi i numeri del calvario di Enzo Tortora, protagonista involontario di uno dei più celebri casi di malagiustizia. Ho volutamente esteso la fine della “tortura” a cui venne sottoposto, per evidenziare come, l’assoluzione con formula piena del Settembre 1986, non abbia posto fine alle sue sofferenze. Da una vicenda come questa non ci si può riprendere ripristinando la verità storica e processuale. Da una vicenda come questa non ci si riprende più. Questa l’idea che mi sono fatto leggendo “Testa alta, e avanti” di Gaia Tortora, recentemente pubblicato da Mondadori.

Il volume si apre con il fedele e dettagliato resoconto delle ore che cambiarono per sempre, non solo il corso della vita del noto presentatore ligure, ma anche quello della sua famiglia. È il 17 Giugno del 1983 e nulla sarà più come prima. Mentre la figlia Gaia, quattordicenne alle prese con l’esame di terza media si sta recando a scuola, il padre, figura carismatica della televisione italiana, viene arrestato con l’infamante accusa di traffico di stupefacenti e associazione a delinquere. Arresto organizzato in modo impeccabile mediaticamente parlando, con Tortora che viene fatto sfilare in manette tra due ali di giornalisti, fotografi e tele-cineoperatori, appositamente convocati e pre-allertati, in modo da poter esibire il “trofeo” e poi gloriarsene.

A questo punto l’opinione pubblica si spacca. Da un lato gli accusatori (la stragrande maggioranza) che non attendevano altra occasione per sfogare la propria frustrazione nei confronti di una figura così in vista (niente di diverso rispetto a quello che accade oggi online possiamo dire a posteriori, contestualizzando la vicenda ai giorni nostri), dall’altra la minoranza, quasi silenziosa, che crede nell’innocenza di Tortora.

l’articolo prosegue a p. 2

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Una risposta a “Testa alta, e avanti” di Gaia Tortora (Mondadori)

  1. Ivana Daccò ha detto:

    Ricordo molto bene. Una delle pagine buie della giustizia italiana. Davvero, se fosse possibile riprendersi da tale esperienza, per chi l’ha vissuta, lo sarebbe per una persona diversa quale la vittima è stata costretta a divenire. I suoi occhi sul mondo, e quelli dei suoi cari, non saranno potuti essere mai più gli stessi.

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