“Doppio mistero sotto la rocca” di Gavino Zucca (Newton Compton)

Recensione di Patrizia Debicke

Bentornati  nella Sardegna dei misteri degli anni ‘60 con Doppio mistero sotto la rocca, un altro caso e un altro  intrigante capitolo della serie, dell’apprezzatissimo autore sassarese, Gavino Zucca. Un nuovo romanzo  ambientato nella Sardegna dei primi anni Sessanta  e dopo Sassari, il Coros e Alghero, stavolta spetterà a Castelsardo, roccaforte medioevale, caratterizzata da natura, storia, tradizioni artigiane e religiose, che sorge su un promontorio dell’Anglona, al centro del golfo dell’Asinara, farsi  teatro delle vicende.  Insomma un’altra complessa indagine da sbrogliare  per il tenente Giorgio Roversi, bolognese DOC fanatico della scorza di cioccolato e di Tex Willer, ormai trasferito con la testa e con il  cuore  in Sardegna.
 Ottobre 1962: c’è voluto poco tempo, meno di un anno a  Roversi, messosi  subito all’opera,  per ambientarsi in una terra con niente  in comune con la sua amata Bologna e cominciare ad arrangiarsi con la “lingua” del posto.
Poco tempo  in cui è persino riuscito a risolvere alcuni omicidi con l’aiuto di una  Squadra Speciale, formata dai  suoi impagabili nuovi amici di Villa Flora, il padrone, Luigi Gualandi, ex ufficiale veterinario dell’Arma  (come Roversi maniacale cultore di Tex) e Caterina, la bella, giovane e intelligente governante della tenuta, più il resto della famiglia e dell’altra gente di fattoria.  Senza poi contare il fatto che, sempre con il loro aiuto, è anche riuscito a riscattarsi dalle false accuse che l’avevano spedito in Sardegna.  E persino i rapporti personali con Caterina sono ormai  avviati verso una lieta conclusione.
Ma una richiesta diretta  dell’amico, referente e protettore Luigi Gualandi lo costringerà a coinvolgersi  in un caso ormai chiuso da due mesi: la morte di una giovane donna che  i carabinieri, deputati  all’indagine, dopo aver  cercato altri possibili  riscontri e  sentito i testimoni, avevano finito con archiviare come  una disgrazia o meglio un suicidio. Il fatto poi che la ragazza fosse  incinta di due mesi confortava l’ipotesi che non avesse retto  al  disonore…

(l’articolo prosegue a p. 2)

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