“Dolce da Morire” di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori (Laurana)

Recensione di Patrizia Debicke

Olga Cazzaniga Peroni è una brianzola finta bionda  intorno ai cinquanta , schietta o meglio forse poco diplomatica,  dotata di sana e salace  ironia,  e tuttavia  afflitta da poca stima in se stessa. Perché vi chiederete? Tanto per cominciare la sua diffidenza nei confronti della bilancia, accompagnata da un sano e robusto appetito con preferenza per le ghiottonerie, le crea un innaturale stato di apprensione che la porta a trascurarsi, ignorando le sue riposanti e procaci  forme che nasconde implacabilmente sotto camicioni informi.  E tuttavia il timore che il fidanzato della nipote, un certo Attilio De Stefani di professione antiquario, di trent’anni più vecchio della ragazza, una cosettina delicata che come fortunato hobby professionale fa e benissimo la pasticcera, possa rivelarsi un cacciatore di dote, la costringerà  a fissare un appuntamento con un detective privato  e ad affrontare  le insidie dell’attraversamento cittadino  e la difficoltà del parcheggio milanese. Ma per sua consolidata abitudine, nonostante il caos del traffico, è in anticipo, fatto che la costringerà a una sosta in pasticceria per un confronto con un irresistibile  bombolone alla crema. Poi mentre raggiunge ansimando il secondo piano e  l’ Agenzia  Investigativa Reali …   Un gatto manigoldo…  Ah, ah! Lo so, questo è un giallo, ora vorreste sapere se il gatto riuscirà a fermare la nostra irruenta eroina. Nossignori, nonostante un ruzzolone da manuale e conseguente mastodontico  livido in arrivo sul suo posteriore rotondo q.b. , Olga entrerà dolorante nel modernissimo e griffato ufficio dell’agenzia, stringendo i denti e dopo un rapido e malefico terzo grado ( o quasi) in cui spiegherà perché e percome il florido patrimonio della nipote possa essere a  grave rischio, assumerà Franco Reali, un gran bell’uomo, occhi verdi, nel fiore degli anni e in perfetta forma fisica, che si guadagna (più o meno)  la vita come investigatore privato. Detto fatto e subito un assegno da 4.000 euro come anticipo passerà di mano, con entrambi, magari senza neppure volerlo riconoscere,  piacevolmente sopresi e intrigati dai loro rispettivi  interlocutori. 
Ma andiamo per gradi perché se quello che per Reali avrebbe dovuto  essere un normale incarico di routine, all’inizio  lo sarà per lo meno in modo inaspettato.  

(la recensione prosegue a p. 2)

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