«Eri così mite, Pier Paolo, e così arrendevole che ogni volta mi lasciavi interdetta. Non ti ho mai sentito pronunciare una parola rabbiosa, o visto fare un gesto di stizza. Ma la gente aveva di te un’idea diversa. I più ti vedevano come un uomo rancoroso, rigido, feroce nelle tue indignazioni»

“Caro Pier Paolo”, da poco uscito per Neri Pozza nella collana Bloom, è un libro epistolare scritto da Dacia Maraini in onore dell’amico scomparso. Una grande dichiarazione d’amicizia, un modo, forse, per ritrovarlo e raccontarlo nella sua essenza. Ce lo restituisce in tutta la sua complessità e nei suoi contrasti, un uomo dolcissimo nella vita privata, ma la cui mitezza e gentilezza si trasformava in provocazione e durezza quando scriveva e forse questo è uno dei motivi perché fu tanto avversato, quando era in vita. Fu infatti bersaglio di attacchi aggressivi e si fece nemici a destra e a sinistra per colpa di quella sua tendenza a inseguire (e riportare) la verità a ogni costo. Con la stessa Maraini vi erano questioni di fuoco sulle quali i due erano in disaccordo: l’aborto, le proteste femministe, ad esempio, che lui non condivideva. Pasolini era, però, anche molto amato, perché visse le proprie idee caricandole di un’intensità emotiva che fece breccia nel cuore della gente.