Recensione di Patrizia Debicke
Un nuovo frizzante capitolo e terza avventura per l’ inossidabile banda di protagonisti di Franceschini, i “quattro moschettieri” con Mura, all’anagrafe Andrea Muratori, in veste di d’Artagnan. Capitolo frizzante, a tratti persino scatenato e che ci riporta a Borgomarina, pittoresco borgo romagnolo di mare, a giugno con la stagione delle vacanze e estate appena incominciata, di prima mattina, ma una strana mattina nascosta da un nebbione impenetrabile che par quasi voler rallentare il ritmo del vivere.
Un ritmo tuttavia anche quello normale e quotidiano della cittadina, pur quando è toccato dai vacanzieri estivi sempre lento, ripetitivo. Insomma potrebbe persino sembrare monotono se non fosse che vivere in un capanno sul molo del porto canale sia stata la precisa scelta di Mura, ex ottimo giornalista, inviato speciale poliglotta, divorziato da una moglie americana e da una seconda una russa. E oggi con un figlio maggiorenne che sta facendo pratica di legge a Londra.
Lui, Mura, il giramondo che a sessant’anni suonati ha approfittato del corridoio d’uscita, offerto dal giornale in vena di risparmi alle vecchie firme più prestigiose e costose, per ritirarsi in un capanno sul mare con il principale obiettivo di pescare, giocare a basket e rinvangare vecchie storielle con gli un tempo inseparabili amici d’infanzia ed ex-compagni di scuola. Amici che per dovere di cronaca cito uno a uno, con i loro meritati nomignoli: il Barone, chiurgo di gran fama che esercita a Bologna, il Prof, geniale enciclopedico, topo di biblioteca e l’Ing, il professionista affermato .
A ben pensarci, parrebbe quasi la storia di “Amici miei” trasferita da Firenze in Romagna. Ma no è di più , perché Mura ex giornalista, ora in pensione, per noia e passione ha cominciato a indossare i panni di detective, che dire: una specie di Philip Marlowe all’italiana , anche se a conti fatti per metodologia investigativa forse sarebbe più paragonabile a Nero Wolfe o a Hercule Poirot, senza il loro compassato distacco.
Ma torniamo al nostro “franceschiniano”. Un’estate a Borgomarina dai toni a tratti felliniani, ma fascinosamente ambientato in terra romagnola e ritorniamo alla passeggiata mattutina di Mura nella nebbiosa ovatta con le prue dei peschereggi che rientrano, inalberando orgogliosamente i loro nomi da navi corsare salgariane…
(la recensione prosegue a p.2)