Jack passa a prenderlo in ospedale e lo carica in auto senza parlare, usa ancora la stessa colonia di un tempo. Prova a essere cordiale ma Jarred lo respinge.
Troppe incomprensioni, delusioni e non detti hanno alzato un muro invalicabile tra loro.
Jack usa l’umorismo per schivare i conflitti, Jarred lo usa per crearli.
Jarred è convinto di non essere mai stato amato, mentre Jack ha fatto pace coi suoi fallimenti di padre. La convivenza forzata in una casa infestata di ricordi si prospetta da subito durissima, ma entrambi saranno costretti ad affrontare la verità.
Si può ricostruire quel che sembra irrimediabilmente perduto?
Jarred non sopporta lo sforzo degli altri nel cercare le parole giuste per non offenderlo. Sa benissimo che agli altri non frega nulla della sua condizione e nel libro l’autore usa termini dispregiativi sui disabili. Vive la disabilità e sa bene cosa significhi esser trattati in guanti gialli da gente che si sforza solo di essere gentile per la sua condizione.
Il bisogno degli altri si scontra con disagio e solitudine.
Il protagonista vive la stessa rabbia dell’autore, infuriato con se stesso e con la malasorte, e sarcasmo e ironia sono il suo modo di elaborare la vergogna associata alla disabilità.
Jarred sarà costretto a imparare a vivere in un corpo che non riconosce e ad accettare i suoi limiti perché la vita va avanti e la voglia di vivere finirà per prevalere.
Ecco come venire a patti con un corpo spezzato e trovare l’amore quando sembra che non ci siano più speranze. Come non piangersi addosso e combattere.
Il codardo è un romanzo sul tentativo di riannodare i legami affettivi per non perdere quel poco di buono che c’è rimasto. È una storia di disabilità dove prevale l’ottimismo.
The Guardian considera Jarred McGinnis uno dei migliori scrittori inglesi emergenti.
Paola Rambaldi