Recensione di Gabriele Basilica
Casi di cronaca nera mai risolti, corpi spariti nel nulla, indagini chiuse con troppa approssimazione, false piste o sedicenti medium: Alvaro Fiorucci con il suo ultimo libro “L’uomo nero, La scomparsa di Sonia Marra” (Morlacchi Editore) affronta uno di questi, il caso di Sonia Marra. È una ragazza di 25 anni, proveniente da Specchia in provincia di Lecce ed è una studentessa fuoricorso che vuole laurearsi come tecnico di laboratorio biomedico all’Università degli Studi di Perugia; tutti la descrivono come una ragazza tranquilla ed abitudinaria, con poche amicizie.
Il giornalista e scrittore ripercorre una vicenda giudiziaria piena di lati oscuri, false piste, intercettazioni telefoniche, personaggi misteriosi fino alla clamorosa intercettazione telefonica del 24 ottobre 2011 nel corso di un’operazione antidroga tra un seminarista e un parroco «A quella ragazza sai che hanno fatto? A quella l’hanno tritata… Quella non la troveranno mai… L’hanno buttata nell’immondizia…»
Dichiarazioni scioccanti, ritrattate però mesi dopo una volta che il seminarista è stato convocato dalla procura di Perugia, e motivate con un momento di astio nei confronti dell’ambiente clericale.
Un punto fermo in questa storia esiste e da lì bisogna partire: Sonia Marra non c’è più dal 16 novembre 2006, data in cui sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Diverse testimonianze riferiscono di un’auto parcheggiata sotto casa di Sonia e di un uomo che l’avrebbe chiamata, di strani rumori provenienti dal suo appartamento, si è poi scandagliata la sua vita privata alla ricerca di indizi che potessero dare una svolta alle indagini, ma nulla di fatto.
Interessante la confessione di Roberta Vinerba, una vulcanica suora quarantenne, animatrice di mille iniziative con i giovani alla quale Sonia riferisce di essere preoccupata perché temeva di essere incinta. Le indagini, che inizialmente prendono la direzione di allontanamento volontario, con il passare del tempo si trasformano: il sospetto è omicidio volontario e sottrazione di cadavere.
(la recensione prosegue a p.2)