Una fiaba, come dicevo, dai tratti veristi, perché raccontata con esattezza, con la perfetta conoscenza delle dinamiche culturali e socioeconomiche che regolavano il nostro paese, soprattutto nelle zone rurali, più di un secolo fa. E anche perché, come ammette l’autore tra i ringraziamenti, questa storia è liberamente tratta dalla vita incredibile di Elvira Notari, una figura eccezionale e oggi colpevolmente poco conosciuta.
Certo, quella narrata è una vicenda tra le tante, ma capace di farci immedesimare fino alla commozione (eh sì, qualche lacrima è scappata) nel percorso di ribellione e autodeterminazione che le donne del passato, e, spesso, anche quelle del nostro presente, devono attraversare prima di poter affermare se stesse e realizzare le proprie ambizioni.
Lo stile è realistico, ma anche poetico e immaginifico, con il fascino innegabile che il mondo rurale di un secolo fa, permeato di semplicità e abituato a vivere in simbiosi con i ritmi naturali, sa trasmettere.
Il titolo riporta un verso della filastrocca che la baronessa, appena spentasi, lascia in un cesto insieme ai libri che ha scelto di donare a Maria. La filastrocca recita:
“E cinquecento catenelle d’oro
Hanno legato il tuo cuore con il mio
E l’hanno fatto così stretto il nodo
Che non lo scioglierà
Né tu né io.
E l’hanno fatto un nodo così forte
Che non si scioglierà fino alla…”
Ogni parola si dimostrerà, nel dipanarsi della storia, carica di verità.