#grandangolo di Marco Valenti
Quella di Helga Schneider è una storia particolare. Figlia di una coppia che aveva animosamente aderito al Reich, vive un’infanzia difficile. Rinnegata prima dalla madre che si arruola volontaria nelle SS diventando guardiana del campo femminile di Auschwitz-Birkenau, e poi anche dalla matrigna che la destina in un istituto di correzione per bambini difficili, e a seguire in un collegio per ragazzi indesiderati dalle famiglie o provenienti da nuclei familiari falliti. Nel 1963 sceglie di venire a vivere in Italia, dove tuttora risiede, e dove è stata naturalizzata. La sua integrazione è pressoché totale dato che scrive i suoi romanzi direttamente in italiano. La svolta della sua vita arriva però nel 1971 quando viene a sapere che la madre è ancora in vita, in Austria, e si reca a Vienna per incontrarla. L’incontro sarà determinante per quella presa di distanza totale e incancellabile che la spinge ancora oggi a scrivere romanzi con cui racconta le atrocità del regime tedesco. La madre infatti, non solo ha avuto una dura condanna dal Tribunale di Norimberga, ma soprattutto non è per nulla pentita del suo passato, che non rinnega, al punto di voler donare ad Helga la divisa delle SS che ancora conserva. Con un’esperienza di vita di questo tipo non è possibile pensare ad altre tematiche che non siano quelle che il destino le ha posto sulla strada per i suoi libri, e che l’autrice ha iniziato a raccontare da quel “Il rogo di Berlino” del 1995 di cui ancora molto si parla.
L’autrice punta molto sulla propria testimonianza, come monito per evitare che le atrocità del tempo possano ripetersi. Non a caso è stata ed è spesso ospite delle scuole per ricordare ai più giovani che siamo alle prese con argomenti che non possono e non debbono essere assolutamente sottovalutati. È stata anche recentemente premiata per questa sua instancabile attività di memoria storica itinerante, con cui “propone ai cittadini del mondo e alle nuove generazioni la propria vicenda e quella della propria gente nel momento più buio della storia e dell’umanità”.
(la recensione prosegue a p.2)