Sul comodino della Rambaldi.

Paola Varalli – Milano – Architetto – lavora come grafica e progettista di allestimenti per fiere e mostre. Dopo aver vinto molti concorsi letterari ha pubblicato i noir: Incroci obbligati, Trilogia milanese e L’antiquario di Garegnano e tanti racconti per antologie.
“Anita Valli camminava con incedere spedito, quando a un tratto rallentò il passo e si fermò davanti a una lapide: era semplice, spoglia, eppure elegante nel suo minimalismo. Le piaceva osservare le tombe, le parlavano di chi era sepolto lì, le foto, i fiori, la cura o l’abbandono la dicevano lunga sui parenti e su altre cose. Alcune lapidi mostravano foto del defunto in tenuta da sci, o in cima a un monte con la piccozza in mano, tutti avevano una frase amorevole o di circostanza incisa o in rilievo: i tuoi cari che non ti dimenticheranno mai, o ancora sempre nei nostri cuori. A volte Anita faceva un gioco, cercava di inventare storie partendo da quello che capiva di loro… Era dunque ferma davanti a questa tomba minimalista e la osservava.”
Maggio 2007 – da anni la restauratrice Anita Valli e l’architetto Mirella Bonetti condividono avventure, indagini e un appartamento in via Gallarate col labrador Harod.
Separate da mestieri diversi, nel tempo libero Mirella è fidanzata col bel commissario Giorgio Santini e Anita sfrutta il suo per camminate veloci negli spazi verdi dietro casa. In questo caso lo spazio verde più vicino è il cimitero del Musocco, meglio conosciuto come cimitero Maggiore. Negli orari giusti al camposanto si incontra poca gente e Anita è libera di allenarsi tra le tombe.
Il Musocco le infonde serenità e adora osservare le lapidi che sono sempre fonte di tante storie.
Unendo cognomi, parentele, date, incidenti, frasi incise, foto bizzarre, a lapidi spesso improponibili, decine di mondi sconosciuti si aprono magicamente ai nostri occhi.
Oggi, per esempio, Anita, si è fissata sulla foto di tale Gianna Picci Schirò. Una morte recente senza fiori e senza i soliti omaggi che ti aspetti dai parenti, quando viene distolta da un grido alle sue spalle. Si gira e chi vede? La Gianna Picci Schirò in persona, identica sputata a quella della foto, a cui hanno appena scippato la borsa.
(la recensione prosegue a p.2)