Sul comodino della Rambaldi
Matteo Liberti – Roma – laureato in storia contemporanea ha conseguito un master in Storia e Storiografia multimediale. Giornalista e divulgatore storico dirige il mensile InStoria e collabora col magazine Focus Storia.
“Il successo di Sandokan, serie composta da sei puntate e girata fra India, Malaysia e Thailandia, fu epocale, tanto che, come abbiamo già avuto modo di scoprire nel 1997 Sergio Sollima si affrettò a realizzare con lo stesso protagonista il lungometraggio per il grande schermo La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa. Rimanendo in ambiente salgariano, il piccolo schermo si poté fregiare di altre serie ispirate ai suoi romanzi nel corso degli anni Novanta I misteri della giungla nera e Il ritorno di Sandokan di Enzo Castellari con Kabir Bedi a vestire nuovamente i panni dell’amato pirata.”
L’intera storia della navigazione è segnata dalla pirateria che nasce coi primi commerci marittimi per ottenere denaro facile.
Pirati, dal greco peiran, significa assalire e di pirati se ne parla anche nell’Iliade e nell’Odissea.
Fenici, etruschi e greci arrivano a contaminare anche i romani e la prima campagna contro la pirateria la lancia proprio Roma nel I secolo a.C quando vede i propri traffici marittimi pesantemente compromessi.
A seguiretroviamo i pirati mussulmani detti prima saraceni e poi barbareschi e gli scontri tra flotte europee ed islamiche si trasformano in vere e proprie guerre di religione.
Ma la pirateria vive la sua vera epoca d’oro con la scoperta dell’America nel mar dei Caraibi, dove i tesori rubati difficilmente vengono seppelliti su isole sperdute, e dove la pacchia finisce quando i governanti cominciano a dar la caccia ai pirati mandandoli al patibolo.
(la recensione prosegue a p.2)