Sul comodino della Rambaldi.
Emiliano Pianini – Carrara – avvocato con la passione per la storia e per l’Inter. L’incontro con La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati l’ha spinto a scrivere. Ho ucciso è il suo romanzo d’esordio.
“Per nascondere la crescente sensazione di disgusto, si portò un pugno chiuso alla bocca e finse un leggero colpo di tosse. Girò gli occhi verso la parete opposta a quella del letto e vide la scritta.
I cattivi finiscono in modo infelice, i buoni in modo sfortunato. Questo è quel che significa la tragedia.
Il rosso scuro lasciava pochi dubbi: l’assassino aveva usato il sangue delle vittime. Dopo un primo momento di totale sconcerto, il brigadiere Luci si rivolse al maggiore Kaminsky che, fermo alla sua sinistra osservava impassibile la scena.
“Non vorrei disturbare il lavoro dei suoi uomini ma, ripeto, se ci avete chiamati deve esserci un motivo, e io vorrei poter guardare la scena del crimine più da vicino”.
Carrara è uno dei pochi posti al mondo dove non esiste un monumento a un sovrano ma ne è stato eretto uno a un regicida.
Il romanzo d’esordio di Emiliano Pianini si svolge in quattro giorni dall’11 al 15 maggio del 1944. La città sotto occupazione tedesca è ridotta alla fame. Nessuno sa se il vicino è amico o nemico ed è imminente l’avanzata degli alleati. Carrara non è indulgente col fascismo e in pochi hanno mantenuto i privilegi del regime di Mussolini. Tra questi ci sono i conti Bigotti.
La loro lussuosa residenza è immersa nel buio, sono appena passate le due di notte e i coniugi dormono serafici nel letto a baldacchino quando un’ombra furtiva striscia nella loro camera.
La misteriosa ombra ne esce indisturbata di li a poco, dopo aver fatto quel che deve fare, senza che la cameriera si accorga di nulla.
(la recensione prosegue a p.2)