
Titolo: L’ultima vita
Autori: Peter Mohlin e Peter Nystrom
Traduzione: Chiara Ujka
Editore: HarperCollins
Anno: 2021
John Adderley, agente dell’FBI infiltrato all’interno del cartello nigeriano di Baltimora, si trova in ospedale. Scampato alla morte dopo essere stato scoperto, una volta dimesso chiede e ottiene di tornare in Svezia, dove ha trascorso parte dell’infanzia. A Karlstad, dieci anni prima, una ragazza era sparita e il suo corpo non è mai stato ritrovato. John, che adesso ha un’altra identità, viene assegnato alla squadra investigativa che si occupa della riapertura del caso. Perché l’ex agente dell’FBI tiene così tanto a partecipare alle indagini? Nel frattempo, il cartello nigeriano non si è dimenticato di lui e continua a cercarlo.
L’ultima vita rappresenta il romanzo d’esordio dei due autori e ha riscosso grande successo in patria, vincendo il prestigioso Göteborg Crime Time come debutto dell’anno. La narrazione si alterna su due piani temporali diversi, il 2009 e il 2019. Assistiamo così alla sparizione della giovane Emelie, rampolla di un’agiata famiglia di Karlstad, attraverso i ricordi dei suoi genitori e degli investigatori che, per primi, si occuparono del caso. Ne viene fuori il ritratto di un’adolescente molto problematica, oppressa dal peso delle aspettative che la famiglia ha su di lei. Gli stessi genitori sembrano, all’apparenza, una coppia solida, ma la realtà è ben diversa. Le indagini sono condotte in maniera approssimativa e superficiale, perché l’unico interesse è trovare un colpevole al più presto: cosa che, in effetti, avviene. A dieci anni di distanza, l’approccio investigativo di John è molto differente e sfrutta anche le tecniche apprese durante la militanza nell’FBI. In tal modo gli autori mescolano le atmosfere del thriller nordico con quelle del thriller americano, creando un mix esplosivo. Restiamo in attesa della prossima avventura di John Adderley, che si preannuncia altrettanto adrenalinica, come lascia intendere il sorprendente finale.
(la recensione prosegue a p.2)