
#grandangolo di Marco Valenti
Come si rende giustizia a qualcuno che per la società non esiste?
È questo uno dei cardini del recente “Lontano da casa” di Enrico Pandiani, pubblicato con Salani Editore. Lasciata (temporaneamente?) da parte la saga di Mordenti e degli “Italiens”, Pandiani riprende a raccontare la sua Torino e la recente ed inarrestabile deriva sociale, come fece a suo tempo con “Polvere”, che ebbi il piacere di recensire proprio su queste pagine.
Torino, l’Italia e il mondo intero sono realtà multietniche.
Chi la pensa diversamente sarà inevitabilmente dimenticato dalla storia. Questo deve essere chiaro. E non lo dico per posizioni politiche, condivisibili o meno che siano, ma perché guardo la realtà e la chiamo per nome, con sincerità. È qui, in questa società contemporanea che si inserisce perfettametne il romanzo di Pandiani.
Torino è l’archetipo della città contemporanea. Con le sue differenze, le sue criticità manifeste colpevolmente ignorate dalle istituzioni, il dilagare preoccupante delle ramificazioni criminali che trovano linfa nei più deboli, i diseredati che sembrano invisibili agli occhi, il cemento onnipresente.