#grandangolo di Marco Valenti
Filippo Kalomenìdis (nella seconda foto), scrittore e docente di scrittura, ma anche insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e autore cinematografico e televisivo, da alcuni anni svolge un’intensa attività sociopolitica con il suo collettivo Eutopia. Il suo intimo sentire rispetto alle tematiche sociali lo ha portato a rivedere in questo periodo pandemico le priorità della sua esistenza. Da prima come volontario nei primi periodi del lockdown nei centri di isolamento per malati di Covid-19, per poi indirizzare il proprio agire tornando sui passi della sua adolescenza in Sardegna per cercare di chiudere un cerchio mai definitivamente concluso. Il tutto viene in ultima istanza sublimato dal suo impegno sociale ai confini dell’Europa, sulle isole greche dove gli stranieri in arrivo vengono rinchiusi in moderni lager o respinti in malo modo. Questo il suo modo di affrontare l’emergenza sanitaria di questi ultimi 13 mesi. “La direzione è storta” è il suo diario di viaggio.
La pandemia ha determinato un cambio di prospettive che Kalomenìdis non fa fatica a individuare e a spiegare sin dalle primissime pagine. “Quando si perde ciò in cui più si è creduto la vita si riduce all’essenza […] ciascuno di noi diviene inesorabilmente sé stesso perché siamo animali costretti da un nuovo tempo a mutare pelle, e i nervi e la carne viva vengono allo scoperto, ogni cosa risalta più cruda e più crudele. Con la pandemia siamo visibili agli occhi degli altri come mai sinora, nel nostro bene come nel nostro male.” Da qui la sua decisione di lasciare tutto ciò che stava facendo e dedicarsi totalmente alla solidarietà. Quella vera però, quella fatta nelle strade, a contatto con “gli ultimi”, non quella raccontata in televisione o ancor peggio sui social network.