
Recensione di Patrizia Debicke
Atene 2019. Lambros Zisis, coetaneo e fraterno amico di Charitos e quindi quasi di famiglia (tanto che il suo figlioccio di sette mesi, figlio di Caterina e nipote del commissario, si chiama Lambros come lui) da sempre vecchio ma deluso militante di sinistra che , sul filo dei ricordi e degli ideali vorrebbe fondare un nuovo pacifico movimento di contestazione… il “movimento dei poveri”. Ma prima di farlo con un simbolico gesto Lambros Zisis deve seppellire la sinistra perché si è suicidata quando i suoi scopi e ideali, sono stati completamente travisati dalla nuova società governata dal Dio denaro. Ha simbolicamente chiuso la sinistra in una bara. E dopo il corteo funebre, ha scelto di abbandonarla in una aiuola di fianco a viale Ionias. La sinistra secondo lui deve essere seppellita perché ovunque ha mancato le sue promesse. Sa bene Zisis che la Grecia, nazione ancora provata dalla spaventosa crisi economica del post 2008, trabocca di una eterogenea moltitudine persone di cui nessuno sembra non volere o potere più occuparsi : i poveri. Troppi e tra questi figurano anche i nuovi poveri, quelli che devono fare i conti con una inattesa e difficile realtà piombata loro addosso con il disastro finanziario, poi i più poveri, i derelitti in preda alla miseria, i quasi dimenticati. E in Grecia nessuno sembra occuparsi di loro, di quelli che sono rimasti al di fuori della società, gli emarginati. Tutti a loro modo bisognosi d’aiuto, o per lo meno di una spinta a credere in un possibile futuro per andare avanti. Lui vorrebbe riunirli tutti in un pacifico movimento di protesta nella speranza di portare alla luce le tante bugie dei politici sulla ripresa economica del Paese. Questo crede e spera Lambros: riuscire a far nascere spontaneamente un movimento. Il “Movimento povero”. Lui che è arrivato ad accettare delusioni e sconfitte morali ma vuole fare lo stesso qualcosa, continuare a credere in qualcosa, insomma trovare un modo per aiutare. Perché la vera crisi non è ancora finita e ohimè a pagare il conto sono sempre gli stessi che devono poi fare i salti mortali, essere sfruttati e lavorare alla sfinimento per sopravvivere. Questo è realtà ohimè, nonostante le lusinghe dei politici che favoleggiano di una ripresa degli investimenti, mentre invece con il mondo che sta cambiando sempre più velocemente incombe sull’Europa la minacciosa bolla degli immigrati in cerca di futuro.