
Recensione di Eleonora Papp
La sepolta viva è un romanzo scritto due anni prima della morte da Francesco Mastriani il quale è stato uno scrittore, un drammaturgo e un giornalista nato e vissuto a Napoli tra il 1819 e il 1891 ed è considerato con un’altra opera, Il mio cadavere del 1852, l’autore del primo romanzo giallo italiano. Francesco Mastriani è ritenuto il più importante scrittore italiano di romanzi d’appendice. Da sempre attento alle classi povere della Napoli in cui ha vissuto, è autore, fra l’altro, de La cieca di Sorrento (1852) e de I misteri di Napoli (1870). Di lui Benedetto Croce disse che “fu il più notabile romanziere del genere che l’Italia abbia dato”.
I libri di Mastriani mostrano fin dall’inizio un’attenzione, ereditata forse da Alessandro Manzoni, verso le classi disagiate, umili e meno abbienti e sicuramente hanno influenzato il nascente Verismo di Luigi Capuana e Giovanni Verga.
Già a partire dal titolo il romanzo La sepolta viva evoca terribili atmosfere claustrofobiche e richiama la pratica di murare vive monache in preda al peccato o consenzienti, riagganciandosi alla tradizione anglosassone del romanzo gotico, ereditandone molte peculiarità. I romanzi gotici ad opera di autori italiani in realtà si contano sulle dita della mano. Il genere del romanzo gotico è nato e si è consolidato in Inghilterra, con Il Castello di Otranto (1764) di Horace Walpole che, in un primo momento, aveva attribuito l’opera ad un vescovo italiano di cui avrebbe immaginato di aver rinvenuto il manoscritto. Il genere gotico, che in Italia non ebbe veramente successo, ha invece affascinato moltissimi scrittori inglesi, tra i quali Clara Reeve con Il vecchio barone inglese (1777), Ann Radcliffe con Romanzo siciliano (1790), Il romanzo della foresta (1791), I misteri di Udolpho (1794) e L’italiano o Il confessionale dei Penitenti neri (1797), Matthew Gregory Lewis e Joseph Sheridan Le Fanu.