#Grandangolo di Marco Valenti
“Il morso del cane” è il debutto letterario di Giambattista Leone, trapanese di nascita ma palermitano di adozione. Non poteva quindi che essere una casa editrice della west coast siciliana a ospitare il suo primo romanzo. L’onore spetta a I Buoni Cugini Editori di Ivo Tiberio Ginevra aiutato e ispirato in questa avventura dalla moglie Anna Squatrito, vera regina della casa editrice. La loro idea di partenza è il recupero e il restauro dei libri cosidetti “dimenticati”, non più in commercio da tanti anni, che giacciono coperti di polvere negli scaffali di biblioteche o di antiche librerie, ma che il lettore appassionato ama e continua a cercare. Si tratta di autori salvati dall’oblìo, cui si restituisce la dignità e il rispetto dovuto al valore delle loro opere, donando al lettore il piacere di conoscere quei romanzi o letterati passati dal grande successo all’oscurità dell’abbandono, proprio come se fossero inediti venuti dal passato.
Ciò però non toglie il fatto di andare anche alla ricerca di autori contemporanei che possano raccontare il mondo che stiamo vivendo e tutte le sue illusioni. Ed è proprio qui che si inserisce alla perfezione Giambattista Leone con il suo romanzo.
“Il morso del cane” non poteva non essere ambientato in una Sicilia dei giorni nostri, in modo da denunciare tutto ciò che ancora costringe l’isola a vivere di pregiudizi e di un passato che pare non essere in grado di scrollarsi di dosso. “Il morso del cane” è la storia di un uomo e di una donna. Di due destini che s’incrociano in uno spazio tempo delimitato da una concatenazione di eventi apparentemente caotici, ma che in realtà rispondono in modo incredibilmente lineare e fedele ad una vecchia profezia, apparsa al tempo tanto folle quanto oscura. Un uomo e una donna che arrivano da due mondi apprentemente incociliabili ma che si scopriranno molto più vicini di quanto si possa pensare. Un destino che pare beffarli portandoli verso un domani che non sembra possibile realizzare spezzando le ali dei loro progetti. Il tutto con sullo sfondo un quadro quanto mai attuale della Sicilia. Tra ecomafie in inarrestabile crescita, malaffare, corruzione e tutto quel carico di atavica criminalità che sporca l’immagine dell’isola più affascinante del Mediterraneo.
Gli eventi sin da principio deragliano dalla routine cui sono abituati i due protagonisti trascinandoci in un vortice avventuroso in cui non mancano momenti ironici che rendono il tutto ancor più accattivante. Tutto nasce dal morso di un cane su una corsia di emergenza della A29 Palermo-Mazara. Un morso che cambierà la vita di Antonio in modo radicale, riportandolo al centro della sua esistenza fino a quel momento vissuta in modo impersonale e del tutto priva di soddisfazioni reali. Un’esistenza come tante, sacrficata sull’altare del consumismo edonista ed autoreferenziale che la società ci impone e a cui non siamo in grado di opporci. Un mondo che viaggia veloce verso l’estinzione e il declino nonostante nel nostro profondo ci sia l’intima convinzione che stiamo sbagliando, e lo stiamo facendo da troppo tempo.
Da quel morso tutto cambia. Sorge l’alba su un giorno che non prevede più rassegnazione. Un giorno in cui siamo noi a mostrare i denti come un cane che sta per mordere. Un giorno in cui vogliamo agire e reagire. Un giorno che è solo in apparenza “di ordinaria follia”. Il tempo si dissolve, trascinandoli in una dimensione spazio temporale aliena. Dove rituali apparentemente folli e svolte inattese dietro ogni curva del cuore rendono possibile l’alienazione da una condizione esistenziale ordinaria, che possa fuggire dalle sofferenze e dagli inganni del quotidiano.
“Avevo imparato tanto dal morso del cane, se non altro ad agire come loro, per difesa, non per cattiveria.”