Un luogo che l’autrice chiama “il Borgo Medievale dei Corsi in Toscana” e una data, il 29 giugno del 1944, che segnerà l’arrivo in zona dell’esercito di liberazione alleato per un incipit. E dopo, il drammatico incipit, sospeso letteralmente nel vuoto, si torna indietro nel tempo, in un obbligato flash-back che ci permette di ripercorrere quei pochi ultimi mesi, segnati dalla paura, dalle dolorose perdite e da una spasmodica e angosciosa attesa.

Toscana. Castello de’ Corsi, novembre 1943. In quell’attimo che precedeva il tramonto, ancora arricchito dai colori dell’ autunno, la contessa Sofia de’ Corsi, contemplava dalla finestra l’ampio panorama della Val d’Orcia, a sud delle Crete Senesi e a ovest della Val di Chiana, su cui vegliava severo il Monte Amiata. Attorno a loro i campi e i boschi che, come il villaggio di Castello sormontato dal bellissimo palazzo avito medievale, dominavano la splendida tenuta di famiglia sulle colline settentrionali. La contessa chiuse le persiane, ormai veniva notte, e aggiunse un ciocco alla fiamma tremolante nel caminetto del salottino. Poco prima Lorenzo, suo marito le aveva annunciato la sua prossima partenza per Roma. Lorenzo de’ Corsi lavorava al ministero, la sua laurea in agraria lo aveva messo a capo dei servizi per gli approvvigionamenti, in questo momento necessari o meglio indispensabili per rifornire l’esercito tedesco, ma Sofia sapeva che stava facendo un gioco pericoloso perché contemporaneamente aveva cominciato a passare informazioni agli Alleati. La II Guerra Mondiale era giunta a un punto cruciale in Italia: dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando i tedeschi erano diventati nemici da combattere e da cacciare dal suolo italico, la vita era diventata sempre più dura. Lorenzo de’ Corsi sperava che il Castello, il suo piccolo borgo fortificato del XII secolo, circondato da quelle mura che nessun nemico era riuscito a superare fossero in grado di tenere al riparo la moglie e i pochi dipendenti rimasti, per lo più donne vecchi e bambini, tutti gli uomini erano morti o al fronte o si erano dati alla macchia come partigiani. Il comandante tedesco di stanza a Monte San Savino per ora si era comportato molto civilmente, ma dopo… con i nazisti in ritirata? Cosa c’era da aspettarsi? Bisognava riuscire a barcamenarsi in qualche modo e saper fingere. Perché con i nazisti. “O sei con loro o sei contro di loro, non c’è via di mezzo”. L’antico palazzo medievale e le case del borgo, potevano non essere più un rifugio sicuro.
Lorenzo e Sofia de’ Corsi sono una coppia molto unita e felicemente sposata da vent’anni ma senza figli per cui, con la partenza del marito, Sofia resterà da sola con per unico appoggio Carla, la fedele cuoca di famiglia e i suoi figli. Ma prima della partenza di Lorenzo, accadrà l’imprevisto con l’arrivo di Maxine, la giovane reporter italoamericana, arruolata dagli inglesi come spia e indirizzata proprio da Roma presso di lei al Castello per fungere da supporto a un radiotelegrafista inglese. Indirizzata presso Sofia che la coscienza ha già obbligato a offrire copertura e protezione, senza pensare alle possibili ritorsioni e senza neppure rivelarlo a suo marito… Il compito di Maxine sarebbe fare da tramite con i partigiani e riferire agli Alleati sulle condizioni attuali della resistenza. I tedeschi, che stanno perdendo la guerra, si stanno lentamente ritirando verso Nord ma sono ancora dislocati nella campagna toscana e gli Alleati, proseguendo i bombardamenti, prendono di mira veicoli, uomini in movimento e punti focali della ritirata nemica, ma così facendo provocano anche vittime tra gli italiani. L’antico palazzo medievale dei Corsi nel cuore della verdeggiante campagna è in pericolo e i suoi abitanti rischiano di essere colpiti dal fuoco amico. Da quel momento i destini delle due donne si intrecciano: Sofia e Maxine si ritroveranno alleate e complici, coinvolte direttamente e fino in fondo in un gioco molto pericoloso che le costringerà a ricorrere a qualunque mezzo pur di tentare di salvare coloro che amano…
Un romanzo intenso, ambientato in un drammatico scenario, quello dell’ultimo periodo, della seconda guerra mondiale nella provincia di Siena. Con crudo ma efficace realismo Dinah Jeffries introduce il lettore in un diverso ma non per questo meno pericoloso campo di battaglia. In quello legato alla resistenza, alla giornaliera lotta clandestina , lontano dalle prime linee e combattuto coraggiosamente nelle città e nei borghi della Toscana perché da un giorno all’altro tutta l’intera Italia è diventata zona di guerra. Guerra che non è mai stata combattuta solo dagli uomini, e Dinah Jefferies, infatti con le sue indimenticabili protagoniste, ci mostra quanto il conflitto sia stato sentito e vissuto in prima persona anche da tante donne. Sofia, Maxine, e le altre che le accompagnano, diventano in queste pagine reali, tangibili. Vivrete con loro, mangerete con loro, insomma diventerete come loro mentre parlano, ridono, gioiscono, soffrono, tremano e piangono nel raccontarci quei terribili mesi che hanno dovuto sopportare e le azioni che le hanno viste protagoniste. Azioni che sono state sia di favorire il sabotaggio, la guerriglia, oppure di inventare plausibili menzogne e riuscire in qualche modo a mentire e a sorridere mentre l’animo covava solo odio e disgusto per la protervia dell’invasore. Ci sono perdite dolorose, timori difficili da controllare, ma le protagoniste sono capaci di amare, di preoccuparsi, ma anche di dimostrare l’impossibile se necessario. Sempre con la tensione alle stelle e il senso di minaccia che stringe lo stomaco. Chiunque può essere un delatore e quei pesanti passi, che risuonano sinistramente per strada, potrebbero fermarsi proprio davanti al proprio uscio. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo perché la morte con la sua sinistra falce è in agguato dappertutto pronta a colpire.
Come fonte di ispirazione per l’ambientazione Jefferies ha scelto lo splendido borgo fortificato del Castello di Gargonza, circondata dalla Valdichiana e da 500 ettari di bosco a pochi chilometri da Monte San Savino, in provincia di Arezzo. Attualmente il castello è stato trasformato dagli attuali proprietari in una serie di sistemazioni turistiche. I vari tipi di alloggio, quali appartamenti o camere in stile originale, con mattoni e travi a vista, sono distribuiti in tutto il borgo e, alcuni, addirittura dispongono di un camino e del panorama sulla valle. Le antiche mura di questa struttura medievale racchiudono anche una piscina all’aperto, giardini privati, un centro congressi, nonché la Chiesa dei Santi Tiburzio e Susanna.