Quando eravamo partiti da Buenos Aires non avevamo avuto il tempo di prendere le nostre cose; avevo dovuto lasciare laggiù un triciclo e un lungo trenino elettrico che facevo correre tra montagne, boschi e fiumi, tutto sul tavolo della sala da pranzo. Ma quello che più mi era dispiaciuto era stato lasciare Pulqui, che la notte dormiva con me raggomitolata fra le mie gambe come una pallina calda, fino al mattino dopo, quando mi svegliavo alla solita ora per andare a scuola.
Osvaldo Soriano – Buenos Aires, 6.01.43/19.01.97 – è considerato uno dei maggiori scrittori argentini del Novecento. A seguito del colpo di stato di Videla del 1976 decide di trasferirsi in Europa, prima in Belgio e poi a Parigi. Tornato in Argentina nel 1984, grazie ai suoi libri ha un enorme successo di critica e di pubblico. Tra le sue opere: Triste, solitario y final, Mai più pene né oblio, Quartieri d’inverno e La resa del leone.
Nero, il gatto di Parigi è il suo primo libro per ragazzi.
Un gatto suggerisce a Soriano il finale di Triste, solitario y final, un altro gli terrà compagnia in esilio.
Solo i gatti sanno placare le sue paure. Lascerà una ragazza dopo aver scoperto che è allergica ai gatti.
Sostiene di non avere una biografia ma che prima o poi gliela scriveranno i gatti.
I gatti gli daranno sempre una mano.
Scrive solo di notte fino alle otto di mattina in compagnia di un gatto, per poi dormire fino al tardo pomeriggio.
La pubblicazione dei suoi libri lo renderà noto in Sudamerica e in tutto il mondo.
Morirà a 54 anni vittima di un cancro ai polmoni.
Nero, il gatto di Parigi è un’ode alla nostalgia di Osvaldo Soriano, nato con un cognome da gatto e con un gatto che lo aspettava alla porta mentre il padre fumava nervosamente in cortile.
Parla di un’amicizia speciale che unisce due solitudini, quella di un bambino, esiliato dal suo paese a causa di una dittatura, e di un gatto randagio.
Insieme vivranno una strepitosa avventura dall’Europa all’Argentina e da Parigi a Buenos Aires.
Un bambino arriva a Parigi dopo aver lasciato Buenos Aires.
Fino a che il paese sarà in mano ai militari la sua famiglia non potrà tornare. Nella fretta di andarsene non riescono nemmeno a prendere le loro cose e l’amato gatto Pulqui resta affidato a uno zio.
A Parigi trova freddo, neve, facce ostili e una nuova lingua incomprensibile. Soffre per la mancanza di Pulqui e i suoi si convincono ad adottare un altro gatto presso la Società per la protezione animali di Parigi.
Lo scelgono per il portamento fiero e lo portano a casa in una scatola. È nero e lucente e col bambino si intendono da subito dormendo insieme nel suo lettino. Sono due randagi che si sono trovati.
Anche quando il ragazzino apprenderà il francese e si ambienterà a Parigi, i genitori continueranno a sperare di tornare a Buenos Aires. E per far sì che non dimentichi le sue origini gli mostreranno una cartina dell’Argentina e lo spingeranno a studiare il suo paese.
Nei sogni il bambino immaginerà di uscire di casa con Nero, di battersi con branchi di cani feroci e di camminare sui tetti innevati fino alla torre Eiffel per poi tornare in Argentina a riabbracciare la gatta Pulqui.
Nero, il gatto di Parigi è una favola senza tempo per lettori di tutte le età, tradotta da Ilide Carmignani, con le belle illustrazioni di Vincenza Peschechera.
Che il gatto nero di Soriano sia con voi e coi vostri ragazzi!
Paola Rambaldi