“Le ragazze scomparse” di Barbara Gibney (Newton Compton)

Recensione di Patrizia Debicke

Comincia male il primo giorno in cui l’ispettore Lottie Parker ha deciso di riprendere il suo lavoro, dopo la sconvolgente tragedia vissuta nel precedente romanzo della Gibney, L’ospite inatteso, romanzo che ha visto implicata la sua famiglia e la drammatica morte di Jason il fidanzato della figlia maggiore Katie. Sono stati mesi drammatici per loro, supportati solo in parte dalle presenza di Rosie sua madre venuta ogni giorno a sostenere figlia e nipoti. Lottie Parker è vedova, Adam suo marito, un militare, è morto di cancro quattro anni prima ed è lei, l’unico nerbo e bastone dei figli, Katie, Chloe e Sean, ma quel dramma è stata duro da affrontare per tutti. I ragazzi non l’hanno ancora superato davvero e in realtà neppure lei. Quella mattina, 11 maggio, la primogenita è chiusa in camera, la secondogenita è scorbutica e parla poco, Sean stenta a prendere la strada per la scuola e lei è nervosa perché è in ritardo e non trova le chiavi della macchina. Vuole buttarsi nel lavoro perché è convinta che le permetterà di distrarsi in qualche modo, ma prima di uscire di casa una visita inattesa e fa perdere altro tempo: una giovane donna che non parla inglese, ma dice di chiamarsi Mimosa con un bambino viene a cercare qualcosa da lei, dice di cercare qualcuno e le lascia una lettera. Ma chi è esattamente? E cosa vuole da lei?

Al suo affannato arrivo in ufficio, alla Garda (Corpo di Polizia di Ragmullin, oscura cittadina nel cuore delle Midlands irlandesi, circondata da laghi, scoprirà per bocca di Boyd , suo sergente e in realtà spalla e amico, che un operaio dell’acquedotto, originario del Kosovo, ha ritrovato sepolto vicino ai tubi da sostutuire, il corpo senza vita di una ragazza incinta. Potrebbe trattarsi della stessa persona che cercava Mimosa? Bisogna indagare, approfondire, scoprire l’identità della morta. L’autopsia rivela che è stata uccisa con un colpo di pistola, e che quelche tempo prima le era stato asportato un rene. Quando pero il cadavere martoriato di un’altra ragazza, anche lei uccisa con un colpo di pistola e priva di un rene, viene ritrovato in circostanze analoghe, e cioè su un cantiere cittadino, dallo stesso uomo, pare chiaro che questo secondo delitto abbia tanti punti in comune con il primo. Ma quali? Lottie si rende di avere poco tempo a disposizione per capire cosa li collega. Le due giovani donne morte non figurano negli elenchi delle persona scomparse. Secondo l’anatomopatologa i loro tratti somatici fanno pensare a persone originarie dell’est Europa. In città, a Ragmullin, esiste un grosso centro di raccolta profughi sistemato in una vecchia caserma. Non resta che recarsi là, ma i due detective si scontrano contro un muro di mezze parole e non so del comandante del campo, un ex capitano dell’esercito. Qualcosa non quadra? Bisognerebbe approfondire ma il sovrintendente Carrington al comando della polizia cittadina ingiunge ai suoi di andare con i piedi di piombo. Ciò nondimeno nel frattempo le cose precipitano e altre due ragazze scompaiono. L’ispettore Lottie Parker, perseguitata da un passato tragico e impegnata notte e giorno a tenere unita la sua famiglia che sbanda, si sente a pezzi ma vuole andare avanti e anche Boyd, suo pilastro e sostegno, con le sue familiari gatte da pelare che, ma guarda caso, potrebbero avere legami sul loro attuale caso, sta a fatica sul pezzo. E se non bastasse Lottie Parker è di nuovo sotto tiro anche in prima persona. Non sa che qualcuno di vicino a lei nasconde pericolosissimi segreti. Attraverso questa seconda indagine, Lottie riporta a galla ricordi e traumi del passato che impregnano le pagine di malinconia e di tristezza. Il prologo ci costringe a tornare in Kosovo nel 1999, ma la maggior parte dell’azione si svolge in Irlanda ai nostri giorni. Dal primo capitolo fino alle fine, la Gibney scrive un romanzo duro, crudele e raccapricciante, ma che riesce a emozionare. Non è certo un giallo per palati delicati. Ci sono descrizioni amare, strazianti, ma il messaggio che passa è chiaro. Le ragazze scomparse è un romanzo di grande attualità che si immerge nelle questioni chiave della società di oggi. Dal dramma dei rifugiati al concetto di traffico di esseri umani. Non siamo in guerra ma la memoria e la longa manu di quella incombe e provoca conseguenze spaventose e angoscianti. Sono temi drammatici, sono temi che conosciamo e che in certi momenti spostano la trama gialla in secondo piano, trasformando le varie scene del crimine in un tragica rappresentazione di devastanti segreti. Una storia in cui nulla è lasciato al caso. Una storia in cui si parla anche di bambini e di infanzia, di innocenza macchiata e rubata. In cui si descrive solo una delle tante atrocità che hanno funestato i terribili anni della guerra in Kosovo. E ogni dettaglio della narrazione ha il suo preciso e puntuale significato. Riuscirà Lottie Parker a far chiaro nella sua mente e in quelle altrui, sconfiggere i suoi demoni e a incastrare il killer prima che faccia altre vittime?

Patricia Gibneyn proviene dal cuore dell’Irlanda. Ha tre figli e, dopo la perdita del marito, ha cominciato a scrivere a scopo terapeutico. La sua passione è diventata un’occupazione a tempo pieno quando ha deciso di affiliarsi all’Irish Writers Centre e ha cominciato a fare sul serio. Le ragazze scomparse è il secondo thriller di una serie incentrata sul personaggio di Lottie Parker, dopo L’ospite inatteso.

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