Milvia Comastri ha pubblicato tre raccolte di racconti: Donne, ricette, ritorni e abbandoni, Colazione con i Modena City Ramblers, Squilibri e i suoi contributi sono presenti in molte antologie. Sangue di Giuda, edito da Giraldi, è il suo primo romanzo.
Fra i momenti più belli, nell’infanzia di Assunta. Legati all’estate, alla luce che entrava nella casa e stanava quelle ombre che si annidavano negli angoli in certe sere d’inverno quando le voci sembravano appiattirsi, e le labbra di sua madre diventare più sottili, e gli occhi del padre erano come due laghi opachi. E lei allora si arrampicava sulle ginocchia dell’uomo, e gli riempiva il viso di piccoli baci, fino a che lui cominciava a carezzarle i capelli, e a sussurrare vecchie filastrocche. E Assunta si sentiva esplodere d’amore. Non che non amasse sua madre. Le piaceva stare con lei nella merceria, le piaceva l’odore che c’era lì dentro, le piaceva sedersi sul piccolo sgabello dietro il bancone e osservarla mentre serviva le clienti, guardare nelle mani brune e strette che si muovevano agili mentre misurava fettucce colorate, tagli di fodere lucenti, ombre leggere di pizzi, con le forbici che mandavano bagliori sotto le luci al neon
Una madre, Celeste, le sue due figlie, Assunta e Nadia, e la nipote Mira.
Dalla bella scrittura di Milvia Comastri ecco una saga familiare tutta al femminile che vi riporterà alle appassionate atmosfere del film Speriamo sia femmina di Mario Monicelli del 1986.
Quattro donne sole, apparentemente prive di affetti, che vivono nella stessa casa.
Celeste, che rifiuta da anni di uscire, ha cominciato a fumare la prima notte di nozze e da allora non ha più smesso. Le sue uniche preoccupazioni sembrano i suoi tre pacchetti di sigarette e la nipotina Mira.
Assunta, perennemente vestita di nero, che non sorride mai e che non la smette di esclamare Sangue di Giuda!
Nadia, la bella madre di Mira, che si ostina a muoversi per Roma con un book fotografico sotto il braccio vecchio di quindici anni a caccia di provini. In vita sua ha girato una sola pubblicità di un auto, ma ci spera ancora. Ogni volta distribuisce favori sessuali che scambia per amore, e pur patendo una delusione dietro l’altra non demorde e ci spera sempre.
E l’amore manca a Nadia come a sua figlia Mira, che ormai medita di andarsene di casa. Trova intollerabile l’atteggiamento mieloso della madre con gli uomini e ha orrore di quando si allontanano velocemente dopo averla accompagnata a casa.
Quando sarà lei ad andarsene la prima ad accorgersene sarà la zia Assunta, l’unica in casa ad intuire di tutto…
La spiegazione della condizione di ognuna delle quattro donne arriverà col progredire del romanzo.
Ogni mistero troverà la sua spiegazione, come la troverà la lettera indirizzata alla vecchia merceria chiusa da quarant’anni che Celeste non vorrebbe aprire, i comportamenti del bel Vincenzo, di Angelo Leo, del padre di Mira che non si sa chi sia, dell’ambiguo Arturo che si approccia a Mira come un padre ma…, di Stefano e della sua famiglia…
Una bella saga da leggere tutta d’un fiato.
Che il segreto di Celeste sia con voi!
Paola Rambaldi