Recensione di Marilù Oliva
Roberto Finzi (Sansepolcro, 1941), già professore di Storia economica, Storia del pensiero economico e Storia sociale, ha scritto un saggio chiaro e necessario sulla storia dell’antisemitismo nel corso dei secoli. Il professor Finzi punta, attraverso la scelta di eventi esemplari, a descrivere “la punta dell’iceberg del sentimento antiebraico”. Una parte visibile che, forse, non avrebbe arrecato tanta devastazione senza l’appoggio del sommerso: ovvero coloro che non operavano direttamente contro gli ebrei ma lo facevano obliquamente, attraverso pregiudizi, discriminazioni, omissioni, ostentando senso di superiorità.
Da Urbano II (XI sec) a Marco Polo (XIII sec), dal caso Mortara (1858) all’affaire Dreyfus (1899), da Ford a Hitler (entrambi operanti nella prima metà Novecento), le pagine di questo saggio serio e scrupoloso raccontano come l’emarginazione dall’economia e dalla società fu per le genti giudaiche un lento processo pervasivo, consolidato secolo dopo secolo anche da alcuni regimi che si spacciavano per progressisti. Se la legislazione ha precluso a questo popolo alcuni settori (le vie del mare, ad esempio, proibite da un’ imposizione veneta), esso si è ingegnato per sopravvivere con l’unico mezzo disponibile, il denaro, permettendo a un’interpretazione volutamente distorta di convalidare la pericolosa equazione ebreo=usuraio. Mentre le cose stanno diversamente:
Il mercante ebreo, sempre più posto ai margini, trova la sua nicchia in un’attività finanziaria particolare: il prestito a interesse contro pegno. […] Svantaggiato su ogni altro terreno, l’ebreo in questo campo ha un vantaggio. Vantaggio che le autorità politiche si affrettano a sfruttare. L’ebreo, sempre precario perché sempre soggetto alla possibilità di persecuzione ed espulsione, è spinto dalla sua condizione a cercare la protezione dei sovrani, a ottenere “privilegi”, carte che gli permettano di vivere sicuro in un dato luogo. La protezione è accordata in cambio di denaro. Per l’ebreo, dunque, il denaro non è solo un mezzo per procurarsi il pane quotidiano o la ricchezza. Gli è necessario come l’aria: per vivere in sicurezza, evitare di essere scacciato, sfuggire la persecuzione.
L’attualità del tema è stringente e ci induce a un’importante operazione di riflessione: scovare le insidie che si nascondono, talvolta in forma surrettizia e infida, anche nella nostra epoca liquida, quando la paura del diverso conflagra nella sua demonizzazione. Gli ebrei sono emblema di questo, in quanto oggetto di persecuzioni, pregiudizi e odio da ormai due millenni. Antiebraismo, antigiudaismo, antisemitismo: la questione affonda le sue radici in epoche lontane e in questioni che non hanno ragioni dimostrabili, empiriche, serie, ma spesso celano rancori economici o frustrazioni interne.
L’opera è un’occasione per approfondire la storia del passato, ma anche per cogliere gli orizzonti che ci presentano i nostri tempi e per meditare sul senso d’identità di ogni uomo e sul valore di un’alterità che, in vista di un futuro più democratico per tutti, andrebbe conosciuta più che osteggiata.