Recensione di Patrizia Debicke
Due piani temporali divisi in precisi capitoli riconoscibili tra loro per la diversa intestazione: in numeri romani quelli che si rifanno al passato e in numeri arabi gli attuali. Un caso complicato da sbrogliare che si avvale di una complessa architettura baroccheggiante per lo schivo ispettore Marco Pioggia, con un doloroso passato che subisce ma lascia appena intuire tra le pagine, new entry nell’affollato panorama poliziesco italiano. Anzi precisiamo, mantovano cosa che ci consente il piacere di una colta e dettagliata ambientazione locale con antichi rimandi che ci richiamano la opulenta storiografia locale. Un attacco giallo/noir quasi da manuale con una giovane donna strangolata. Un normale autogrill si trasforma nell’inquietante scena di un crimine con il ritrovamento del cadavere di una delle giovani cameriere. La vittima è una ragazza di buona famiglia, senza tanti grilli per la testa, o almeno pare, che si chiama Giulia Scarpanti, ed è la figlia minore di un famoso avvocato di Mantova. È stata uccisa con una corda di chitarra e l’omicida, non pago, le ha barbaramente incollato i lati della bocca, per far sembrare che la vittima sorridesse.
Poi quasi a voler lasciare un’ulteriore firma, l’assassino ha tappezzato le pareti del locale con poster legati agli anni Ottanta e poco lontano dal corpo ha appoggiato su un tavolo rotondo un piccolo carillon a forma di jukebox che, ricaricato, diffonde la musica di un vecchio film in bianco e nero. La scena del crimine è agghiacciante. Potrebbe esserci un nesso con il passato? Che di là abbia origine l’orrida punizione di sangue? Possibile? Certo è che a metà degli anni Ottanta un esclusivo collegio della zona, retto da religiosi, il Santo Spirito di Mantova, aveva deciso di allargare le iscrizioni per il primo anno di liceo anche ad alcune ragazze. Ma l’arrivo delle allieve non era stato privo di conseguenze e, stravolgendo la routine della gloriosa istituzione, aveva portato a una tragica conclusione, che ne aveva provocato la definitiva chiusura. Oggi, venticinque anni dopo, nella stessa città, una dopo l’altra tre donne, tutte e tre allieve di quell’istituto, vengono assassinate in rapida successione e ogni volta le scene dei crimini, che presentano agghiaccianti particolari, cominciano a fare pensare, alla polizia e ai media, che i delitti siano l’opera di un serial killer. Toccherà all’ispettore Marco Pioggia, con la sua squadra particolare investigativa di cui fanno parte in veste di consulenti l’esperto di musica Mattia Manfredi e Lara Tarantino, una brava criminologa italoamericana il compito di far luce sugli omicidi. Ma i tre inquirenti devono pensare e muoversi in fretta per cercare di intuire e prevenire la prossima mossa dell’assassino che si nasconde dietro macabre rappresentazioni o diaboliche mosse di un terribile gioco. In un susseguirsi di colpi di scena, si è coinvolti, al fianco di Marco Pioggia, in una vera e propria corsa contro il tempo per fermare quella spaventosa catena di sangue che sembra inarrestabile. Fascinoso palcoscenico delle sue indagini è la bella Mantova quasi accecata da una invernale nebbia che riesce a smorzare ogni certezza in un caso pericoloso, difficile e in continua evoluzione. Ma con la guida dell’autore approfittiamo lo stesso degli eccezionali pregi di questa meravigliosa città, facendoci venire voglia di visitarla. Ritroviamo il lieve sciabordare dei tre laghi da cui è circondata, la maestosa imponenza del castello di S. Giorgio, lo splendore del palazzo Te e soprattutto, la trionfante religiosità della basilica di S. Andrea e l’esaltante decoro del teatro Bibiena. Nella sua storia Beruffi si è servito a piene mani anche della sua passione per la musica, adattandola artificiosamente alla trama per un complicato e sempre mutevole intrigo. I rimandi al passato della storia, ci dimostrano chiaramente come spesso ogni cattiva azione possa provocare una vendicativa reazione. Quanto può dimostrarsi malvagio ed egoista l’animo umano? Alberto Beruffi ha scritto una storia avvincente, arricchita dai superbi richiami della letteratura greca e latina. Un romanzo ben costruito con sorprendente finale aperto che ci regala un ulteriore coup de thèatre.
Alberto Beruffi : esperto di informatica e appassionato di giochi di ruolo, è nato a Castel Goffredo, in provincia di Mantova. Gandalf, Hari Seldon e Sherlock Holmes gli hanno instillato, fin da ragazzo, la passione per la scrittura; Vasco Rossi e i Depeche Mode quella per la musica. Dopo diverse canzoni e alcuni racconti, pubblica con Newton Compton il suo primo romanzo.