“L’ape regina” di Gianluca Morozzi (Fernandel)

Risultati immagini per "L'ape regina" di Gianluca Morozzi (Fernandel)Recensione di Patrizia Debicke

L’Ape Regina (Fernandel), l’ultimo romanzo di Gianluca Morozzi, ambientato a Bologna ai giorni nostri, tra mega centri commerciali e lunghe, significative carrellate su internet. Cominciamo dai protagonisti, il primo: Lucas Bentivoglio che ha appena sedici anni e poche vere passioni: l’attrice Gal Gadot e Daisy e la bella commessa icona del centro commerciale. Da anni non ha rapporti con il ricchissimo nonno paterno, che vive in una tetra villa con la sua amante dell’Europa dell’est bambina o quasi. E passiamo alla seconda: Lamia Lerici, che di anni invece ne ha venti, e tutti, in famiglia in primis, da sempre credono che sia pazza. E invece lei pazza non è ma dalla nascita ospita dentro di se: Tarantula, un ragnetto psichico che scorrazza allegramente nel suo cervello, in grado di creare illusioni profondamente realistiche.

Lamia è una ragazza bellissima, che per castigare i suoi psichiatri suscita in loro tremendi sogni erotici, è desiderata da chiunque la veda ma aggiusta le sue potenziali love story sui dettami e gli standard dell’infinita serie televisiva del Doctor Who. Quando Lucas viene improvvisamente convocato al capezzale del ricchissimo nonno, ormai sul letto di morte, scoprirà che il vecchio signore era uno dei famosi quattro supereroi bolognesi, degli anni Quaranta (e dunque metà del ‘900): il Partigiano, il Fulmine Felsineo, il Sergente Due Torri e l’improponibile e imbarazzante Uomo Fuco, tutti con forti connotazioni rapportabili alla seconda guerra mondiale. E infatti, proprio secondo le parole di Morozzi:

«Al tempo ce n’erano quattro: il più forte di tutti era Il Partigiano, un partigiano che, ferito, in un crepaccio, preso dalla fame mangia una bacca forse radioattiva e diventa il supereroe che tutti conoscono e sconfigge i nazifascisti. Poi c’erano due dai nomi improbabili, Sergente Due Torri e Fulmine Felsineo. Infine, il più sfortunato di tutti, l’Uomo fuco: in costume ricorda un po’ l’uomo ape dei Simpson, e come superpotere sa volare piano, a mezz’aria, ed emettere un raggio-ronzio fastidioso»

Ma ora torniamo a noi. Dunque dicevo: il nonno morente confida a Lucas un segreto inquietante: sarà lui l’unico erede dei suoi beni ma anche dei poteri da Uomo fuco e del suo costume, e questo gli farà scoprire ohimè di essere anche destinato ad affrontare la nipote e a sua volta erede dell’Ape Regina, una malvagia supercriminale nazista…. Ma ora fiato alle trombe e spieghiamo meglio questa storia di diventare da un giorno all’altro il più ridicolo dei quattro famosi e imbattibili supereroi bolognesi, proprio l’Uomo fuco il poco credibile eroe di Gianluca Morozzi. Immaginatevi un po’! Chi comincia a leggere Morozzi e non lo conosce, all’inizio può reagire sbalordito. Ma di cosa diavolo parla? Chi sta prendendo in giro? E invece lui continua imperturbabile, chiarendo che la storia di L’ape Regina nasce da una racconto scritto alcuni anni fa per un’antologia di racconti sugli insetti, Bugs, curata da Tito Faraci. E dunque doveva inventarsi qualcosa sugli insetti, insomma mica tanto facile. Di là, l’idea di creare un supereroe insetto nonostante che ce ne siano già di famosi e “cazzuti” in circolazione (vedi: la varie versioni di Insect Queen, l’Uomo Ape, Spider Man…). E allora il “nostro”, che mira sempre a stupire con il suo insopprimibile umorismo, ha optato per la scelta più insulsa e stravagante: il fuco. Il povero fuco, che nell’alato mondo delle api sta all’ultimo gradino, che lavora come un ciuco per il bene dell’alveare e che ha l’ingrato compito di fecondare la grossa, grassa Ape Regina che poi perfidamente lo uccide. Il gioco era fatto: c’era il protagonista della storia e il crudele antagonista, la nemica con l’Enne maiuscola. E per forza i loro destini dovevano incrociarsi… Ma per sua fortuna che Daisy, la procace commessa del banco profumeria al supermercato non è proprio ciò che sembra… Se si volesse fare una spunta dei supereroi inventati o in attività, sarebbe da mettersi le mani nei capelli e non se ne verrebbe a capo. Sono davvero troppi, ma ci sono alcuni supereroi cari ai Bolognesi, primo perché in qualche modo fanno parte della loro città, in qualche modo, tutti nati dalla penna di uno scrittore che da anni narra storie combinando generi letterari e un ibrido immaginario che vaga tra cinema, tv, letteratura, calcio, musica e fumetto. Nei suoi romanzi sono apparsi star della musica, attori, sosia di calciatori, ultras e tifosi, fan di Springsteen e alieni, persino un presunto figlio illegittimo di Bob Dylan, ma soprattutto dei supereroi made in Bo, alcuni prestigiosi, altri ai quali… be’, forse la Marvel non avrebbe dedicato una saga, ecco… Ma è questo gioco con l’assurdo che caratterizza molti lavori di Morozzi, con trame che sconfinano allegramente nell’irrazionale. Una storia piena di citazioni e di riferimenti al mondo dei comics e del cinema di un autore che secondo le sue dichiarazioni: «Leggo fumetti fin da bambino, e per me certe situazioni narrative sono normali. Sono appassionato di musica, e amo gli aneddoti della storia del rock. Sono tifoso di calcio, un lettore che ama autori diversi come Stephen King e Philip Roth, vado molto al cinema e seguo diverse serie tv, da Heroes a Big Bang Theory. E cerco di fondere tutto insieme». E poi naturalmente le scrive…

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