Sul comodino della Rambaldi: “Farabeuf o la cronaca di un istante” di Salvador Elizondo (LiberAria)

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Salvador Elizondo, scrittore messicano, traduttore e critico letterario, autore poliedrico di racconti, autobiografie, saggi letterari, ma anche di romanzi preziosi e visionari, è tuttora considerato uno degli scrittori più originali e d’avanguardia della generazione di autori latinoamericani degli anni ’60 e del Novecento.

La statua del chirurgo francese Louis Hubert Farabeuf (1841-1910) domina ancora oggi la corte centrale della Scuola Nazionale di Medicina a Parigi. Autore di numerosi opuscoli di chirurgia, Farabeuf divenne famoso per la progettazione di diversi strumenti, come l’ascensore Farabeuf, e per i suoi studi sulla chirurgia dell’amputazione.

Il vecchio Dottor Farabeuf, con la sua inseparabile valigetta nera, attraversa il giardino sotto la pioggia, pronto a operare. La donna che lo ha appena convocato ha pronunciato al telefono la formula convenuta. Quando entra nella stanza lei è di spalle e sta lasciando cadere le tre monete dell’I-ching sul tavolo. In risposta alla sua domanda si compone l’esagramma dal titolo:

La perseveranza porta con sé la buona sorte.

Ci sono anche: la foto di un uomo nudo steso a terra sanguinante, circondato da curiosi che guardano, il quadro di una donna pallida, e il pavimento della sala è appena stato tappezzato di giornali per proteggere il parquet da quel che succederà. Lui forse stenterà a riconoscerla senza la cuffietta che portava sempre, ma si ricorderà di quel libro contenente due lettere: una che descriveva un incidente in spiaggia e l’altra che parlava di una cerimonia orientale…

Il libro è uno spietato congegno erotico che narra di sesso amore e morte e della tortura erotica tra due o più amanti. Dove si scambiano i ruoli di vittima e carnefice e si subisce il fascino di una foto e di un resoconto chirurgico. Meraviglie e orrori che si mischiano al culmine di un orgasmo scandito dal suono delle monete dell’I-Ching e dall’ossessione del Lingchi, la tortura dei mille tagli. La famosa esecuzione usata in Cina fino al 1905, dove il condannato veniva ucciso con un coltello col quale si asportavano metodicamente parti del corpo per un lungo periodo di tempo (che mi ha ricordato il caso del Canaro della Magliana). Pratica usata per crimini gravi come: tradimento e uccisione dei propri familiari. Al condannato veniva somministrato oppio come atto di misericordia.

Pubblicato nel 1965 (anno in cui ha ricevuto il premio Xavier Villaurrutia), considerato il capolavoro messicano di culto degli anni ’60, il romanzo si rifà alla curiosa esistenza di Farabeuf e alle sue ossessioni erotiche. Apparso per la prima volta in Italia nel 1970, tradotto in una decina di lingue e più volte ristampato dal Fondo per la cultura economica e da numerose case editrici, torna nelle librerie grazie a LiberAria e alla preziosa traduzione di Giulia Zavagna.

– Quel libro… ricordi? Il libro che qualcuno aveva dimenticato in quella casa e tra le cui pagine giallognole trovasti due lettere; una che descriveva un incidente del tutto banale accaduto sulla spiaggia di uno stabilimento lussuoso e un’altra, redatta febbrilmente, forse una brutta copia in cui molte delle righe erano illeggibili, che parlava di una curiosa cerimonia orientale e proponeva al destinatario un piano inquietante per ottenere la canonizzazione di un assassino… ricordi quel libro? –

– Chi avrebbe potuto immaginarci così reali come siamo ora? Tanto reali che questo specchio finalmente ci riflette e sulla sua superficie i nostri sguardi si sono incrociati molte volte. Ricordi tutto questo, non è così? Abbiamo giocato, innumerevoli volte, a incontrarci di colpo nello specchio. Se fosse accaduto davvero, saremmo passati a far parte di una realtà altra rispetto alla nostra vita.

Abbiamo giocato a toccare i nostri corpi su quella superficie fredda, a baciarci nell’immagine riflessa senza che le nostre labbra si sfiorassero mai. Qualcosa di indeterminato ce l’avrebbe proibito. La donna che nel quadro rappresenta la verginità del corpo si intrometteva ogni volta che io avrei desiderato romperti come una bambola d’argilla mentre l’altra donna – una raffigurazione allegorica dell’Infermiera, senza dubbio – sembrava offrire al mondo l’anfora del proprio corpo in un gesto pieno di presagi… –

A voi centotrentotto pagine per penetrarlo e per rivivere le stesse intense emozioni.

Che il famoso “istante” sia con voi!

PaolaRambaldi  

 

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Una risposta a Sul comodino della Rambaldi: “Farabeuf o la cronaca di un istante” di Salvador Elizondo (LiberAria)

  1. patrizia debicke ha detto:

    Curioso

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