Recensione di Piera Carroli
L’apparenza delle cose di Elizabeth Brundage, traduzione di Costanza Prinetti
Editore: Knopf Doubleday 2016 (trad. italiana per Bollati Boringhieri, 2017)
Arriva finalmente la ‘revisione’ degli anni Sessanta e Cinquanta dal punto di vista femminile, con personaggi epici donne che si parlano oltre le generazioni e la morte.
Il primo romanzo di cui vi parlo oggi è L’apparenza delle cose di Elizabeth Brundage (nella foto a fianco) – un noir letterario metafisico, un romanzo che ci presenta uno spaccato dell’America da una ex fattoria Hale a Chosen. All’inizio degli anni Sessanta la campagna si sta velocemente trasformando nel playground dei ricchi e degli accademici di New York sulla pelle del collasso economico degli agricoltori falliti.
La scrittura, nonostante metta in luce l’impoverimento generale delle campagne nello stato di New York, evita di fare tutta l’erba un fascio, presentadoci due ‘case study’ della famiglia Hale e della famiglia George, la cui storia emerge pian piano tramite le voci dei figli, i respiri della casa, la voce della madre recepita dalla protagonista, la moglie uccisa, il cui nome, Catherine, viene menzionato solo a pagina 21.
Il romanzo della Brundage è anche un Bildung con tocchi gotici, che costruisce a ritroso la storia di due donne e due famiglie. La crescita e lo sfascio di due personalità femminile attraverso gli anni Cinquanta prima e poi gli anni Sessanta e Settanta. Donne pronte al cambiamento, aperte alla vita, alle passioni, all’amore per i figli, donne maltrattate e messe a tacere da uomini egoisti, possessivi e vigliacchi.
Un testo che ti costringe a proseguire, pagina dopo pagina, pieno di riferimenti al mondo accademico, artistico e filosofico e alle diverse percezioni sui capolavori artistici dell’arte mondiale e della scuola ‘Hudson’, ciò che appare e ciò che c’è al di là della vita e della apparenze. L’omicidio non è che il punto di partenza per una lunga riflessione, attraverso i diversi personaggi e i loro punti di vista – importantissimo anche il punto di vista dei bambini che crescono, e per fortuna, paiono non commettere tutti gli errori dei genitori.
Infine, Brundage è abilissima non solo nella descrizione della casa, dei paesaggi e dei personaggi, ma anche nel maneggiare la struttura a singhiozzo, tra presente e passato, tra descrizione e narrazione. Ecco perché una decisa ma indiretta critica della così detta ‘rivoluzione’ culturale e sessuale degli anni Sessanta e Settanta in America, da cui hanno tratto profitto spesso solo gli uomini.
Il personaggio dell’assassino, forse ovvio fin dall’inizio ai lettori esperti, viene costruito lentamente per illuminare come gli psicotici potessero, e possano, agli occhi degli sembrare del tutto normali, e gli strani, al contrario, risultare solo eccentrici.
Di questo libro hanno scritto:
“Un matrimonio, un sociopatico, una famiglia distrutta, le cose che facciamo per amore… Tutti i personaggi sono empatici e sospetti in egual misura, e la Brundage è bravissima nel togliere a uno a uno gli strati dell’emozione che definisce ogni rapporto”. The New York Times Book Review
“Una scrittura straordinaria che rappresenta il meglio del genere thriller letterario, e ci regal una trama avvincente insieme ad ambientazione e personaggi impeccabili”. Publishers’ Weekly