Recensione di Livia Frigiotti
Milano 1948, Maugeri e lo zoppo dei Navigli
Fulvio Capezzuoli
Todaro Editore
Non è da tutti saper portare il lettore indietro nel tempo in maniera così semplice e delicata quando questi vive il suo presente anche nella lettura. Si trovano più facilmente storie nel quotidiano, nell’immediato presente, ma la storia e il nostro passato sono un campo intrigante quanto complesso. Eh si, complesso, perché bisogna saper strutturare e far svolgere una storia concreta in un periodo che non è nostro, in una epoca della quale non si possono sapere dettagliatamente avvenimenti e sfumature, soprattutto se non li si è vissuti. Diventa necessario fare ricerca storica almeno un minimo per non discostarsi troppo dalla realtà.
L’autore lo fa invece e ha la capacità di realizzare una storia dal sapore del “giallo” più classico, che segue nella trama esattamente la storia degli anni dell’immediato dopoguerra.
Un 1948 velato dove la storia che cambia non è la protagonista, ma accompagna gli eventi del romanzo in modo un po’ discostato. Una politica che non è invadente nella lettura ma che in realtà è protagonista degli eventi. E’ solo sfiorata dall’autore. I protagonisti invece sono i personaggi con le loro storie e il loro vissuto. Non sono dettagliati, le descrizioni risultano brevi e concise ma bastevoli a far avere al lettore il quadro giusto del tutto, a poterlo vivamente immaginare.
Sullo sfondo una Milano con i suoi caratteristici Navigli ma in via di cambiamento. Come tutte le città italiane dal dopoguerra, ha inizio il cambiamento del suo volto e della sua immagine. Si svecchia e si ricostruisce, si innova e ci si rialza.
La storia si dipana in maniera molto semplice, sembra per un momento non arrivare da nessuna parte e sin da subito si comprende che alcuni personaggi sono già implicati. Ma fa tutto parte del “gioco”, è la caratteristica del romanzo. Semplicità e concretezza. Pochi personaggi e non ci si perde tra nomi e caratteristiche. Il tutto assemblato insieme funziona.
La semplicità di scrittura e della storia rendono la lettura molto piacevole, una lettura che lascia molto spazio all’immaginazione del lettore e alla sua fantasia.
Essendo il terzo romanzo, per chi non ha ancora letto nulla di Capezzuoli, indubbiamente si deve e si può fare un passo indietro per conoscere meglio il commissario Maugeri, la sua sensibilità e la sua perspicacia investigativa.
Grazie