ANTONIO MANZINI

Manzini1Ipotizzate che tal Giorgio Volpe, il più grande scrittore italiano, si trovi a terminare il suo nuovo romanzo e riceva il riscontro entusiasta di Fiorella, la editor che lo affianca da anni. Una penna meravigliosa, un talento indiscutibile quello di Volpe. Un successo già annunciato, come sempre.

Supponete ora che ogni certezza scompaia all’improvviso: la casa editrice di Volpe, Fiorella, il modo di pubblicare libri. Tutto si ribalta in un mondo distopico pennellato con grande abilità da Antonio Manzini nel romanzo breve Sull’orlo del precipizio. É una satira esilarante e spietata che strappa anche risate, oltre a riflessioni. Esilarante, forse per chi legge… A chi scrive lascia l’amaro in bocca e un po’ di sano ( e giustificato?) terrore.

L’ecatombe: una cordata di investitori ha inglobato tutte le case editrici italiane. Non esistono più scrittori, ma codici prodotto. Nessuna libertà di espressione o metafora. Sparisce la poesia, tanto non la legge nessuno, giusto? La prosa viene uniformata in un’unica lingua indigena. E’ compito degli editor della Sigma, questo é il nome dell’invincibile potenza che ora monopolizza la cultura, fare in modo che i libri corrispondano a nuovi criteri di maggiore fruibilità per i lettori.

Marketing becero, per farla più spicciola.

Così Aldo di Macerata, uno di questi editor, modificherebbe l’incipit de I promessi Sposi:

Quel pezzo di lago in provincia di Como (città di 85 mila abitanti, situata in Lombardia dove nacquero Plinio il vecchio, Plinio il giovane e Alessandro Volta, l’inventore della pila), che davvero non si incula nessuno, sperduto in mezzo a montagne lunghe lunghe, pieno di insenature e golfi, si restringe all’improvviso e, toh, sembra quasi un fiume.” 

Giorgio Volpe prova a salvare la sua scrittura rivolgendosi a minuscole case editrici, non si rende ancora conto che il monopolio è totale. E alla fine… Il finale non lo racconto, sono fra le più fervide sostenitrici della pena capitale per chi si macchia del reato di spoiler.

Preferisco invece porre qualche domanda ad Antonio, che ha accettato di scambiare quattro chiacchiere con me su questo breve romanzo.

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Intanto una mia piccola curiosità: “Sull’orlo del precipizio” è uscito in concomitanza con la fusione di due immense case editrici italiane. Qualche giorno dopo, sul mercato sono stati immessi i distillati dei grandi classici, una sorta di agghiaccianti Bignami della cultura. Semplici coincidenze, oppure custodisci gelosamente una sfera di cristallo?

La notizia della fusione è antecedente al libro e, diciamolo, è stata la spinta. I distillati, che mi pare non abbiano avuto un grande successo, sono una delle tante soluzioni che un’editoria disperata e asfittica di idee cerca di tirare fuori dal cilindro pur di non fare quello che un editore dovrebbe, ossia cercare talenti, sostenerli anche a costo di un iniziale fallimento, investire nella comunicazione. Se non si coltivano le piante i boschi non esisteranno mai.

Ricordo una sfida divertentissima che hai lanciato sulla tua bacheca Facebook: hai chiesto ai tuoi amici di condensare le trame dei grandi capolavori letterari in poche battute. Da uno a dieci: quanto sei stato orgoglioso delle loro strepitose sintesi?

Più di dieci. Ci sono state di veri e propri capolavori di sintesi e immaginazione. Delle risposte micidiali, talmente belle che sarebbe il caso di farne un istant book! (si scrive così?)

L’assurdo e il grottesco: temi ricorrenti non solo nel romanzo che stiamo raccontando, ma anche in Cristian e Palletta contro tutti, il tuo film in questi giorni nelle sale italiane. Quanto c’entra lo zampino di Samuel Beckett in tutto ciò?

Non lo so. Il grottesco di Beckett viaggia sempre a qualche metro da terra, la sua rappresentazione della realtà è filtrata attraverso l’occhio di ciò che la realtà non denuncia immediatamente, ma c’è ed è ovvia solo a un occhio attento e con un’ottica completamente diversa da quella degli altri. Fu uno dei primi autori che amai con tutto me stesso quando cominciai a fare teatro, 30 anni fa. Mi ha insegnato tante cose. Osservare la solitudine degli esseri umani su un granello di polvere, la disperazione in maschera, la visione del tempo che si ripete uguale a se stesso, senza un prima e un dopo, un cerchio infinito nel quale siamo intrappolati, una ruota dei criceti, per capirci. E, inopinatamente, riderci.

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Detto fra noi, tanto non ci ascolta nessuno, quanto è reale il rischio Sigma? E se è concreto: chi penalizza di più? Gli scrittori già noti oppure gli esordienti?

Per prima cosa penalizza i lettori, ed è il fatto più grave, perché si rischierebbe una diminuzione della scelta. Penalizza in secondo luogo gli editori più piccoli, che avranno difficoltà a mantenere prezzi e mercato in concorrenza di un simile mostro, soprattutto con gli autori stranieri. Gli scrittori già noti invece sono liberi se sono pronti a rinunciare a qualche privilegio. E il fatto che molte penne importanti siano andate via da quel gruppo, fa capire quanto la libertà di pensiero e scrittura non sia poi così a rischio. Per quanto riguarda scrittori esordienti o meno non saprei rispondere. Credo che gli esordienti avranno forse più difficoltà a entrare nelle maglie sempre più strette dell’editoria, ma questo è un problema che riguarda non tanto il mostro appena fabbricato quanto la crisi galoppante dell’intero settore. Diciamo che il mostro può infierire un’altra percossa sostanziale alla pazienza messa già a dura prova di chi scrive, scrive bene, e non riesce a pubblicare. Oppure lo fa per la prima volta.

Il self publishing come strumento per aggirare le regole della Sigma, fingendo che in qualche modo esista già. Ragionando nell’ottica di perle rare in un oceano di lavori opinabili immessi sul Web e supponendo che questa perla (citando parole tue) sia scritta in modo onesto, civile, degno e gioioso, uno scrigno di storie, vorrei porti una domanda. Posso?

Te credo.

Dunque: ipotizza un manoscritto già revisionato da un editor professionista, che non contenga perciò macroscopici errori di sintassi né orrori grammaticali o refusi, che abbia una sua struttura e trama dignitosa e una scrittura degna e coinvolgente. Diciamo, in teoria, un romanzo che potrebbe interessare i lettori. Numerose case editrici lo rifiutano perché non rappresenta una novità assoluta in campo letterario, oppure per altre ragioni di marketing. Buono, insomma, ma non abbastanza per. L’autore decide di auto pubblicarlo in forma di e-book, senza spendere un centesimo. Gli offre, perciò, lettori che possano giudicarlo senza il filtro di pareri precedenti. Credi che questa sia una deprecabile scorciatoia, un’azione arrogante oppure una dignitosa alternativa?

Perché arrogante? Non è arrogante credere in se stessi. E non credo sia una deprecabile scorciatoia. E’ semmai il frutto di lavoro sangue sudore e lacrime che vuole avere la dignità di essere pubblicato, nel senso di essere reso pubblico, leggibile, godibile. Stiamo ovviamente parlando di un prodotto sincero, sentito e sostanziale, giusto? La scorciatoia deprecabile o l’azione arrogante è nel testo, non nel modo in cui l’autore o l’autrice lo voglia rendere pubblico.

Posso ringraziarti per il tempo che mi hai dedicato, dichiarare pubblicamente che persona splendida sei, magari abbracciarti con sperticato affetto, oppure passi la mano?

Assolutamente no.

Rido. Ne ero certa, e come te sbagli? Almeno un bacio a Rocco da parte mia glielo dai?

Se ci riesco.

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Antonio Manzini, sceneggiatore e regista, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio La giostra dei criceti. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui è seguito La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015)
Era di maggio (2015). Ne fanno parte anche i racconti presenti nelle antologie poliziesche Capodanno in gialloFerragosto in giallo Regalo di Natale.  Con questa casa luana + manzinieditrice ha pubblicato anche Sull’orlo del precipizio (2015). Ha scritto e diretto il film Cristian e Palletta contro tutti, con Libero De Rienzo e Pietro Sermonti, nelle sale in questi
giorni. Il prossimo 7 luglio sarà di nuovo in libreria con 7-7-2007 (Il vicequestore Rocco Schiavone), sempre con Sellerio.

Domande a cura di Luana Troncanetti (nella foto con l’autore), guest star di questa bella intervista. Luana (che potete conoscere meglio qui), scrittrice e blogger, è grande lettrice e, nello specifico, divoratrice dei romanzi di Manzini. Preparata, ironica, combattiva, sempre con il sorriso sulle labbra e con una grinta da far intimidire una leonessa, Luana si è prestata alla nostra proposta (Ti va di intervistare il grande Manzini?) che è solo la prima di una lunga serie. Preparati, Luana!

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Una risposta a ANTONIO MANZINI

  1. Patrizia Debicke ha detto:

    Bravo L’Antonio

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