di Romano De Marco
Cos’è che ha reso un piccolo capolavoro FARGO il film dei fratelli Choen del 1996? Le straordinarie interpretazioni, le caratterizzazioni azzeccate dei personaggi di contorno, il tono sempre altalenante fra il grottesco e l’iper realista, l’improvvisa esplosione di sequenze splatter a fare da contrasto alla placida rappresentazione di una realtà di provincia con i suoi tempi dilatati e i suoi classici rituali. Il tutto orchestrato da una regia geniale che ha reso straordinaria una sceneggiatura tutto sommato non eccessivamente originale. Tutte carte vincenti che sono state intelligentemente riproposte nella prima omonima serie TV, rimaneggiate e rimescolate per adattarsi al format televisivo che ha tempi ed esigenze diverse da quelli del grande schermo. Una scommessa pienamente vinta quindi, ma che ha mostrato evidenti segni di cedimento nella seconda stagione.
Cosa è mancato a FARGO 2 per mantenersi ai livelli della prima serie?
Difficile dirlo, iniziamo intanto a sottolineare quello che non va: innanzitutto un eccessivo uso del grottesco, fastidiosamente sottolineato dall’uso di una soundtrack in evidente discrasia con le immagini. Ok, è un trucco risaputo, inventato dai registi italiani del thrilling anni 70 (vi ricordate le dolci note di Ornella Vanoni in Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci, nella scena della lapidazione di Florinda Bolkan?). Ci può stare a meno che non se ne faccia un evidente abuso. Le interpretazioni, buone, ma distanti anni luce da quelle dei vari Billy Bob Thornton, Martin Freeman, Bob Odenkirk, Allison Tolman e i tanti altri fantastici interpreti della prima stagione. Nella seconda salverei, per intensità della recitazione, solo Krinsten Dunst e Jeffrey Donovan.
Aggiungiamo il numero francamente esagerato di cadaveri, la evidente carenza di alcuni passaggi di sceneggiatura, il montaggio che, dalla settima stagione in poi, vorrebbe risultare creativo ma riesce ad essere solo irritante per i tanti buchi e ripetizioni (al punto che guardando il settimo episodio ho creduto di averne saltati almeno un paio). E poi, sinceramente… erano necessarie quelle incursioni nel surreale? In un telefilm che (benché sia esplicitamente falso) premette sin dalla sigla iniziale che “trattasi di una storia realmente accaduta”? Patrick Wilson, l’interprete principale, è sospeso fra la figura dell’eroe e quella del poliziotto di provincia padre di famiglia. Un personaggio inespresso come tantissimi altri. Sorvoliamo, poi, sulle scopiazzature varie da altre serie incentrate su famiglie malavitose, sulle inspiegabili incongruenze nella trama, e su un finale allucinante infarcito da dialoghi soporiferi e del tutto inutili. Boh, non so, personalmente sono molto deluso. Non dico che nel corso delle dieci puntate non ci siano momenti di divertimento e di interesse, ma tocca andarseli a cercare con il lanternino. Nella media ritengo che FARGO 2 cannibalizzi quanto di buono visto nel film e nella prima stagione a livello di stile e che sia stata, tutto sommato, una colossale occasione sprecata. E adesso prepariamoci per la 3 sperando in un colpo di coda…
bacio
Vedo che c’è qualcuno che la pensa come me. Aggiungo una ridondanza e ripetitività su molte scene che vengo viste e riviste…ma gli spettatori hanno tutti 6 anni e non si ricordano cos’hanno visto e devi fargli il riassuntino?
Soprattutto come dici tu perde lo spirito dei Cohen che era stato magistralmente mantenuto nella stagione 1.
Bah..speriamo nella terza.
Spero anch’io nella terza, le prime anticipazioni sembrano promettenti… E noi saremo qui a guardare e commentare! 🙂