ATTIVITA’: Manager (non TOP) del settore medicale
SEGNI PARTICOLARI: i capelli “sparati” e sempre accuratamente spettinati
LO TROVATE: a far danni su un campo da golf, in giro per cimiteri, ma anche sui social. Soprattutto su FB con i miei selfie del lunedì mattina.
Le tue origini e la tua città
Piemontese di nascita, ma milanese d’adozione. Sono cresciuto in mezzo alle risaie, ma Milano, adesso, è la mia città e non riuscirei a vivere altrove. L’innamoramento (non ho ancora capito se ricambiato o meno) risale a quando avevo cinque o sei anni. C’era ancora lo zoo, Gianni Rivera era il capitano del Milan e Jannacci cantava “Vincenzina e la fabbrica”.
Cosa rispondevi da piccolo, quando ti chiedevano che lavoro volevi fare?
Il dentista o il disegnatore di fumetti. Più avanti lo yuppie.
E adesso cosa dici?
Vorrei fare… il giocatore di golf professionista.
È da poco uscito per Novecento Editore “Il vizio di Caino”, un sottotitolo al libro.
“Di carne e di sangue”… cioè il primo titolo che avevo pensato.
Una cosa che mi ha colpito di questo, come di altri tuo romanzi, è il tuo stile particolarissimo, all’insegna della concinnitas, della brevitas e del segmento: come ci lavori sopra?
Per me la scrittura è ritmo e suono. Immagini. I pittori giocano con i colori, le prospettive e i chiaroscuri, io lavoro molto sulle parole, sulla punteggiatura e rileggo tutto ad alta voce. Mi ascolto e sento la mia voce scendere e salire, prendere una pausa e trattenere il respiro. La punteggiatura tiene il tempo, mi aiuta a rallentare quando ho il fiato corto e ad accelerare quando devo tenere il passo della tensione narrativa.
Flavio si trova intrappolato in una sorta di incubo, dopo essere stato richiamato in Italia da Parigi, a seguito della scomparsa del fratello. Uno dei temi che si delineano, al di là della trama, è l’inadeguatezza che provano i figli di fronte ad alcune aspettative dei genitori, quando vengono eluse… In questo caso si tratta anche di incomunicabilità e di ambiguità da parte di un padre che rasenta l’insensibilità. Come hai costruito la figura di Flavio e di suo padre?
Non è la prima volta che affronto il tema del rapporto padre-figlio. L’avevo già fatto nel mio primo romanzo “No way out”. Sono passati dieci anni, mio figlio ne ha quindici e io mi sforzo d’essere un buon padre, ma a volte non è abbastanza. Il cartello “work in progress” è sempre in bella vista. È un “mestiere” difficile quello del genitore perché nessuno t’insegna come comportarti. S’impara strada facendo, collezionando successi e fallimenti. Sono proprio quest’ultimi che ho voluto mettere in scena, estremizzandoli, per raccontare Flavio, suo padre e la natura del loro rapporto.
A un certo punto lui si sente come nella casa degli
specchi, circondato da immagini replicate all’infinito: che poi, a guardarle bene, sono sempre le stesse che si ripetono: quanto gioca in tutto questo la suggestione dell’atmosfera misteriosa che hai magistralmente creato e quanto i sensi di colpa?
Flavio dice di non aver “mai sentito la necessità di sfidare la vita per trovarne il senso”. Pertanto, quando si trova a vivere situazioni ed esperienze mai affrontate in precedenza, si trova in difetto di allineamento. Prigioniero di un circolo vizioso reso ancora più coercitivo e opprimente dai sensi di colpa.
La conturbante Micol: quanto donna trasfigurata e quanto donna reale?
Mi piace raccontare le donne, i personaggi femminili hanno sempre un ruolo importante nelle mie storie. Micol è una donna reale. Moderna. Ha un carattere forte, è ambiziosa e determinata. Ogni giorno deve lottare contro pregiudizi solo apparentemente superati, ha scelto un lavoro che molti ancora considerano solo “da uomini”, ma è decisa a dimostrare il contrario. Tira dritto per la sua strada e, al tempo stesso, non rinuncia alla sua femminilità.
Parliamo un po’ della Milano come sfondo narrativo e di come utilizzi i luoghi nel romanzo: una città di club privé, di traffico e circonvallazioni ma anche la sede del cimitero Monumentale.
Milano ha due volti. Di giorno corre, sbuffa, s’incazza e per starle dietro devi avere polmoni e gambe da maratoneta. Offre parecchie opportunità, ma chiede in cambio dedizione e complicità. È complicata e piena di contraddizioni, con i nuovi grattacieli che hanno ridisegnato lo skyline e i giardini nascosti dietro le facciate austere dei palazzi. Io, però, preferisco raccontare la città che vive di notte. Che rallenta senza mai fermarsi. Truccata e ingioiellata, trasgressiva e sensuale.
Cosa significa per te essere uno scrittore? Dai una definizione al termine
Avere la possibilità di vivere più vite contemporaneamente. Lo scrittore vive d’urgenze. Ha bisogno di raccontare, liberarsi dagli incubi o condividere sogni ed emozioni. Ogni tanto ci riesce anche.
E adesso un po’ di domande personali. L’ultima volta che hai tentato inutilmente
Ogni sabato e domenica tento di dormire qualche ora di più. Inutilmente. In piedi alle sei come tutti i giorni, dopo solo quattro ore di sonno. Ma anche l’ultima volta che ho tentato di smettere di fumare, di aggiustare un elettrodomestico (avanza sempre qualche pezzo) e di risolvere un problema di geometria di mio figlio.
L’ultima volta che hai tentato con successo
Ieri ho cucinato delle penne alla boscaiola fantastiche.
L’ultima amarezza
L’ho già dimenticata.
L’ultima risata
Cinque minuti fa, leggendo la bacheca FB di Giuseppe Foderaro.
Una cosa dove ti senti molto forte
Backgammon.
Ti hanno mai fatto un bello scherzo?
Non è proprio uno scherzo, ma parecchi anni fa mi hanno rubato l’autoradio. Un ladro cabarettista, perché ha lasciato un biglietto… “Cu cu, la radio non c’è più”.
Due pregi e due difetti
La lista dei difetti è lunga. Sono disordinato e narciso. Impulsivo e impaziente… quattro difetti, ho sforato. I pregi alla prossima occasione.
Cosa ti piace, del mondo culturale italiano?
Mi piacciono gli editori coraggiosi, le librerie indipendenti e gli scrittori che parlano di libri davanti a una birra o un bicchiere di vino senza prendersi troppo sul serio. Le presentazioni e tutte le occasioni di incontro e confronto. Mi piacciono i lettori esigenti, che non si accontentano e girano fra gli scaffali delle librerie cercando belle storie e non solo prodotti confezionati a tavolino per vendere.
Cosa invece trovi faticoso?
Tutto quello che non ha niente a che vedere con la scrittura e la lettura, ma è solo marketing. Strategie commerciali. L’invidia fra scrittori e l’ansia da classifica.
Progetti?
Un nuovo romanzo che dovrebbe uscire a settembre 2015 con lo stesso protagonista di “Nero Imperfetto”. Una storia che mi rimbalza in testa da un paio d’anni e che finalmente mi sono deciso a raccontare.
Ci saluti con una citazione?
“Ognuno è libero di scegliere il proprio veleno, ma anche la propria cura”.
Viva Ferdi