di Marilù Oliva
Com’è la situazione, oggi, quando recensiamo un libro?
Non esiste una procedura cui siamo obbligati ad attenerci.
Né una griglia di valutazione. (Quanto alla griglia di valutazione applicata ai temi scolastici e alle altre prove scritte, fu tanto vilipesa agli esordi, ma in realtà si è rivelata utilissima: per noi insegnanti di italiano che procediamo seguendo dei parametri ben precisi – ricordo che il mio professore di italiano del liceo se ne fregava dei parametri e della trasparenza – e per gli allievi, perché vengono chiaramente esplicitati loro limiti, errori e lacune).
Oggi non è richiesto al recensore nessun obbligo di appello a un’etica, purtroppo. Non ci sono regole definite, soprattutto nel web e – mi spiace dirlo – soprattutto in social che si occupano di libri. Su anobii, ad esempio, convivono:
– pareri seri e motivati anche di neofiti, non necessariamente di professionisti, persone che leggono con passione e con onestà danno indicazioni narratologiche o emozionali e si ritrovano in gruppi con intenti di sana condivisione
– pareri non motivati, dettati da idiosincrasie soggettive, spesso sprovveduti.
E’ sbagliato ritenere che criticare un libro sia una questione di pancia: come suggerisce l’etimo (sopra), crino rimanda a un’azione di pensiero, di giudizio: un’azione che si libera dall’istinto e si carica del valore della riflessione.
E sulla base di quali elementi potremmo giudicare?
Non sono una studiosa della critica, quindi mi limito ad elencare quelli cui faccio molta attenzione. Eccoli:
– LA TENUTA (quanto reggono l’impalcatura della storia, il sistema dei personaggi, l’alternanza delle sequenze narrat/dialog/descritt/etc)
– LA COERENZA (quanto sono coerenti i personaggi, lo svolgimento e soprattutto lo stile)
– L’ORIGINALITA’ (non esiste un libro creato dal nulla. Ogni storia è il frutto di un complesso di variabili che vanno dalla nostra capacità di interpretare la vita, di empatizzare, di rapportarla alla fantasia, etc. Se Boccaccio non avesse letto il Novellino forse non avrebbe pensato all’architettura novellistica. Non esiste la creazione totale: non siamo dei. Però esiste l’originalità ed è lì che bisogna puntare)
– L’ACQUISIZIONE (cosa imparo, quanto un libro mi arricchisce)
– L’EMOZIONE (le emozioni trasmesse sia attraverso la storia e il contenuto sia attraverso la piacevolezza della forma)
Esistono pessimi libri, eccome. Ma il giudizio negativo dovrebbe giungere dalla lettura, non da una decisione aprioristica.
Altrimenti ogni libro sarebbe in balia della nostra predisposizione e si potrebbe decidere (come accade di frequente, purtroppo) di muoversi su questa frontiera senza nemmeno aver cominciato la lettura: decidere, per dirla alla Roland Barthes, se un testo sia di godimento o sia strumento di una strategia di demolizione che riguarda altre sfere. Non letterarie ma personali.
E questo non è corretto.
Allora ogni libro si potrebbe portare alle stelle sottolineando gli elementi positivi o gonfiandoli. Oppure, al contrario, si potrebbe abbattere: non esiste un libro inscalfibile. Come ne si minimizza la portata? Come fanno alcuni, che si concentrano su un passaggio sbagliato, su un dialogo venuto male, magari su un refuso. O ignorando gli aspetti gradevoli. O evidenziando le pecche con sarcasmo.
Oppure, se non abbiamo niente cui appigliarci, magari potremmo dire che la copertina è brutta.
Secondo me la cosa più importante è l’onesta. Provo a spiegarmi. Non ha senso criticare un libro di barzellette perché i personaggi non sono approfonditi e non hanno spessore, se sto leggendo un libro di barzellette voglio ridere. Così come se leggo un saggio filosofico o scientifico credo che sia fondamentale l’aspetto tecnico del libro. Se però si tratta di un saggio divulgativo allora pretendo che sia scorrevole e che mi dia una serie di informazioni di base, anzi se è troppo pedante e specialistico paradossalmente per me è un libro che non ha centrato il bersaglio. In poche parole l’autore deve essere onesto e mantenere quello che promette (anche se a volte è l’editore a fare promesse che sa di non poter mantenere). Poi chiaro che se un autore riesce a scrivere un saggio storico o filosofico rendendolo emozionante come un romanzo allora chapeau!
sottoscrivo. io questa voce la posto sotto l’elemento “coerenza” (cioè sii coerente: se scrivi barzellette non appesantirmi, etc), ma è uguale e concordo pienamente.
Lucida, come sempre!
grazie, cara!
Per me, se penso di poter dire qualcosa di utile anche se non sempre positivo, recensisco. Altrimenti no
anche il parere negativo può essere utile. non è che tutti i libri sono belli. la domanda è… parlo degli aspetti negativi del libro su una base seria o solo per demolirlo? (nel tuo caso, non ho dubbi sulla tua onestà)
Uno potrebbe manifestare alcune riserve, senza demolire il libro che pur avendo dei difetti… presente pure certe qualità. Purtroppo, spesso le recensioni sono frettolose e forzatamente approssimative. O dettate da sentimenti che vanno ben oltre un sereno giudizio critico.
vero. anche questo è un aspetto che andrebbe approfondito. diciamo che si può riassumere, anche se superficialmente, sotto il “requisito di onestà”.
Bel pezzo, molto onesto, complimenti. Sono anch’io del parere che se un libro non piace è meglio lasciar perdere. Mi è capitato il buffo caso di una casa editrice importante che sul comunicato stampa riportava il parere lusinghiero di un blogger che poi sulla sua pagina di anobii aveva scritto tutt’altro. Diffido anche di chi presenta libri negli eventi come professione, è ovvio che non scriverà male nemmeno delle cioffeghe, pena perdita entrata sicura!
grazie, Ambretta. questo del blogger sarebbe da approfondire…
In ogni caso credo che sia fondamentale il rapporto che si crea tra lettore e recensore: dopo aver letto una serie di recensioni, a prescindere dal loro “valore”, posso capire se quel recensore ha i miei stessi gusti. Provo a spiegarmi: se vedo che un recensore parla sempre bene di libri che poi mi piacciono (o che mi sono piaciuti) allora si instaura un rapporto di fiducia, a prescindere dal fatto che la recensione sia accurata, critica o obiettiva. Credo che questo sia davvero un aspetto molto importante.
vero. così come anche il blog di riferimento: ogni blog ha i suoi gusti, le sue tendenze, etc. è giusto così: almeno non siamo omologati 😉
Fosse il male dei pareri sprovveduti… ci sono anche i non-pareri, le stroncature a spregio perché magari quell’autore non fa parte del tuo cerchio di amiche blogger oppure tu una volta – con motivazione oggettiva e ragionata – non hai fatto arrivare il suo racconto in finale al premio tal dei tali. Ovviamente queste persone (e sono tantissime, purtroppo, nel mondo del web dove talvolta alcune sciocchezze passano per oro colato) nemmeno hanno letto ciò che stanno ‘giudicando’.
infatti, Irene. quanto ai non-pareri, dipende. io ad esempio, se un libro non mi piace lo mollo e quindi non ho nemmeno gli estremi per parlarne o per seguire i miei criteri esposti sopra. non mi va di perdere tempo con libri brutti (tieni conto che correggo per lavoro un centinaio di temi al mese, quindi di errori ne ho già abbastanza piene le scatole).
hai dimenticato: quelli che ce l’hanno con te perché non hai messo i like che si aspettavano o perché vogliono farsi belli agli occhi dei tuoi nemici. 😉
C’è da perdere il conto o la pazienza… preferisco perdere il conto 🙂
😉