ATTIVITÀ: Psicologo, gestisco una piccola casa di riposo per anziani, ogni tanto pratico l’alpinismo in maniera decisamente amatoriale, irriducibile giocatore di calcio a 5.
SEGNI PARTICOLARI: precisa simmetria nella distribuzione dei suoi arti.
LO TROVATE SU: facebook “Marco Murgia scrittore”, Twitter “MarcoMurgia83” e per strada a Piacenza ogni tanto. Sono quello al bar, con un bianco in mano.
Le tue origini e la formazione
Sono nato in un paese in val Nure, mi sono trasferito in un altro paese e poi un nuovo paese. Ho vagabondato un po’ per alcune città del mondo che mi affascinavano, lavorando come cuoco e poi son tornato al paese. Ho affrontato gli studi con la semplicità dei paesani e, qualunque cosa faccia, cerco sempre di non dimenticarmi da dove vengo.
Cosa rispondevi da piccolo quando ti chiedevano che lavoro volevi fare?
Vittima di Indiana Jones, volevo fare l’archeologo.
E adesso cosa rispondi?
Ancora l’archeologo, ma ci credo un po’ meno.
In cosa consiste, essenzialmente, il tuo lavoro?
La mia è una casa-famiglia per anziani e il concetto di base è quello di offrire un servizio di assistenza di alta qualità, associato ad un progetto di cura costruito su dinamiche famigliari. Il mio lavoro consiste nello spezzare quel meccanismo classico, per cui l’anziano è solo il bersaglio di una cura, e farlo invece diventare parte attiva di uno scambio emotivo reciproco.
Cosa ti dà e cosa ti toglie, ogni giorno?
Mi offre la possibilità di imparare tanto e mi toglie un sacco di ore al giorno. Cerco sempre però di ritagliarmi del tempo, per portare avanti anche il mio lavoro di neuropsicologo, per andare in montagna e per allenarmi, di modo da evitare di farmi buttar fuori dal capitano della mia squadra di calcetto.
Hai pubblicato “I fratelli ammazzatempo” con edizioni creativa. Se ti chiedessi un sottotitolo al libro?
Un viaggio in tram con sette finestrini e altrettanti differenti panorami.
Come hai risolto, sul piano narrativo, il demone del tempo?
In realtà l’ho immaginato simile ad un guscio che contiene tutto. Volevo un personaggio che avesse il potere di far viaggiare i fratelli ammazzatempo: troppo superiore per essere coinvolto nelle faccende terrene, ma anche abbastanza sensibile da subirne gli effetti.
Maria Giovanna Luini ha sottolineato, nella prefazione, le variegate possibilità della tua fantasia narrativa e io sono d’accordo con lei. Come viene classificata la fantasia, in psicologia?
La fantasia, in questo ambito, è paragonabile alla creatività. La creatività viene associata alla genialità. Queste tre cose, la psicologia, le ha studiate un sacco, ma non c’ha cavato fuori granché. Per gli psicologi il creativo, che ha a disposizione gli stessi elementi di tutti gli altri, è colui che li riconfigura di modo da creare qualcosa di unico, da cui trarre il massimo beneficio scientifico, o culturale, o economico etc… Quando questa cosa cambia il mondo, si parla di genio.
Cosa chiedi al tuo stile? Essenzialità, precisione, capacità di attraversare il lettore o cos’altro?
Al mio stile chiedo semplicità (vedi risposta 1), perché per essere prolissi bisogna essere davvero forti, altrimenti si annoia chi legge. Inoltre mi piace l’idea di suggerire le cose più che spiegarle. Infine, non ultimo, il lettore deve avere un suo spazio in cui muoversi all’interno del libro. Se si riempie tutto con le parole, gli spazi diventano molto stretti, e fare manovre difficili non piace a nessuno.
Il libro è corredato di suggestive immagini disegnate da artisti diversi. Un omaggio alla contaminazione/compenetrazione tra le discipline?
Il punto di partenza è stato un altro. Ho preso spunto dai grandi novellieri italiani, che spesso associavano immagini ai loro racconti. Tra i miei preferiti c’è Dino Buzzati, che a volte dipingeva anche quadri ispirati ai suoi stessi racconti.
A pag. 51 scrivi: «Le persone sono pregne di un egotismo incredibile. Tutti vogliono essere ascoltati e nessuno è disposto a farlo. Ognuno vuole parlare e dimostrare agli altri ciò che è e ciò che sa, ma a nessuno interessa sapere di noi». Ho trovato molto raffinata la scelta di introdurre la variante con la t, che dà all’atto egoistico una valenza ancora più assoluta. Cos’è l’egotismo rispetto all’egoismo?
È stato il correttore automatico di word. Scherzo. Ho fatto questa scelta perché ritengo l’egoismo qualcosa di presente in ognuno di noi e di non biasimabile. Fa parte della nostra natura, è darwiniano cercare la migliore soluzione per noi stessi. Per questo è apprezzabile una scelta altruista: perché differisce dalla norma. L’egotismo fa più riferimento all’idea del compiacimento di se stessi sopra ogni altra cosa. Questo sì che non va bene.
Una cosa che fai malvolentieri
Ascoltare i ripetitivi.
Una buona notizia
“Save the Children” mi ha avvisato che i bambini di un villaggio di una zona depressa della Bolivia, si sono garantiti 5 anni di scuola grazie anche al nostro aiuto.
L’ultima volta che hai rinunciato
In estate. Ho rinunciato ad un viaggio che organizzavo da mesi, per seguire il lavoro in un momento molto delicato.
L’ultimo sorriso
Pochi minuti fa, al telefono. La voce di una persona speciale.
Raccontaci un successo
Riuscire ad essere me stesso tutti i giorni, nonostante tutto, e saper pagarne le conseguenze.
E ora una fatica
Portare avanti il mio progetto di lavoro con gli anziani, anche in questo durissimo momento economico e culturale.
L’ultima incertezza
Dieta o panino e birra dal venditore ambulante?
Cosa ti spaventa?
La superficialità con la quale si sorvolano problemi gravissimi.
Facci salutare da uno dei due fratelli ammazzatempo
Ragazzi leggete le cose strane che abbiamo visto, poi, quando staccate gli occhi dalle righe, guardatevi attorno. La distanza non sarà eccessiva.
Se non ne avete voglia però non fatelo, alla fine è tutto un gioco. (Galinardo Tacchini & Favino Fagiani)
E adesso salutaci con un progetto
In cantiere c’è un romanzo, o un racconto lungo a seconda di cosa accadrà scrivendolo. È la prima volta che ci provo e non sembra per niente facile.