ATTIVITA’: Sceneggiatore.
SEGNI PARTICOLARI: Nessuno.
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Raccontaci le tue origini e la tua città
Sono un veneto legato alla propria terra. La mia città, Bassano del Grappa, ha però perso quasi tutte le sue osterie. Bere vino nei bar non è la stessa cosa. Le osterie sono radici. Ho trovato qualcosa di interessante, da questo punto di vista, nella zona dei Colli Berici: una zona ideale per girarci un thriller. E infatti è quello che conto di fare.
Cosa rispondi quando ti chiedono che lavoro fai?
Faccio finta di non sentire.
Il tuo ultimo romanzo si intitola I santi di Satana (ed. Piemme). Se ti chiedessi un sottotitolo?
La Città degli Orfani
Si tratta del sequel del precedente romanzo, La singora della notte, sempre edito da Piemme, dove sono comparsi per la prima volta i tuoi due eroi, molto differenti: Pietro Rodano, boss mafioso, con Alvise Prosdocimi, docente di storia delle religioni. Cosa c’è, di te, in ciascuno di loro?
Molto poco, purtroppo.
Quali sono le caratteristiche imprescindibili che richiedi alla tua scrittura?
Vorrei che fosse secca, avvincente, sorprendente. Vorrei.
Com’è la situazione editoriale in Italia?
Anche se malgrado la crisi si continua a pubblicare molto, è sempre più dura per chi non ha dimestichezza con le ricette gastronomiche e le agiografie.
Sei anche sceneggiatore: com’è la situazione televisiva, a livello di fiction?
Con pochi soldi, incerta. Per quanto mi riguarda sono specializzato in serie popolari e mi diverto a farle. Certo sono più contento quando riescono bene.
E come regista hai ultimato il film “Dopo la metamorfosi”, ispirato ai temi e ai personaggi de “La Metamorfosi” di F. Kafka. Il tuo rapporto con l’autore praghese…
Tutti siamo stati uno scarafaggio almeno una volta nella vita. Se non in questa, in un’altra. Leggere Kafka aiuta a sentirsi modesti, e a sorridere sempre.
Un commento che han fatto al tuo lavoro, che ricordi con piacere.
Qualcuno mi pare abbia detto che non annoio. Però non ne sono sicurissimo.
3 libri che ti porteresti sulla Luna
“Il Processo”, “Il Castello”, “Il gran dio Pan”.
3 libri che non ti porteresti mai sulla Luna
Nessuno dei libri che ho finito merita di essere disprezzato, degli altri proprio non mi ricordo.
L’ultima volta che ti sei arrabbiato
Qualche settimana fa, mentre giravo una scena con un attore: proprio non ci capiamo.
L’ultima volta che hai tentato inutilmente
Di guardare con aplomb una partita dell’Inter: domenica.
L’ultima volta che hai tentato con successo
Di farmi apprezzare da mia madre: agli inizi di gennaio, leggendole, con passione, il bellissimo libro di un mio amico.
L’ultima volta che hai avuto paura
Di non riuscire ad allargare il cuore e il cervello più di così: anche adesso.
L’ultima volta che hai pensato: “Fantastico!”
Mai, giuro.
L’ultimo biglietto che hai comprato
Qualche anno fa.
Due pregi e due difetti
Leale, paziente. Irascibile, pigro.
Progetti?
A parte un film fra dramma e commedia che sto finendo in questi giorni, il thriller ambientato in Veneto fra le vigne dei Colli Berici, che è un progetto a cui tengo molto, due fiction per la Rai e un romanzo noir.
Salutaci come un santo del tuo romanzo
“Chiamalo miracolo infero, se vuoi, ma è l’unico di cui sono profondamente consapevole.”
Adesso salutaci satanico
“Bonheur, come è stata la seconda volta con tua madre? Più piacevole, meno angosciosa dell’altra?”
Intervista “importante” perchè apre alcune porte come i suggerimenti dei libri che Spagnol porterebbe sulla luna. Racconto attento, puntuale, ironico e sincero. Secco, efficace, onesto e “cinematografico” proprio come il libro di cui si parla. Ottimo lavoro, complimenti.